Oltre le barriere: Bebe Vio e l’Insegnamento della Vera inclusività

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Ieri, immersa nell’atmosfera stimolante del World Business Forum, ho avuto il privilegio di ascoltare Bebe Vio, una figura straordinaria che ha catturato la mia attenzione con la sua naturalezza, energia, entusiasmo e genuinità. Le sue parole, intrise di saggezza derivante da esperienze personali uniche, hanno toccato le corde più profonde del mio essere.

Un elemento che ha destato particolare riflessione è stato il modo in cui Bebe ha affrontato la diversità. La sua storia, caratterizzata dalla mancanza degli arti, è un inno alla resilienza e all’adattabilità. Ha condiviso il suo segreto: l’osservazione e la sperimentazione quotidiana. Affrontando le sfide che noi consideriamo naturali, ha imparato a navigare il mondo con una prospettiva unica. Il suo adattamento non è solo fisico ma anche mentale, frutto di un costante allenamento interiore.

La lezione più potente riguarda l’approccio alla diversità. Bebe ha condiviso un episodio toccante quando, su una sedia a rotelle, un bambino curioso ha chiesto alla madre che cosa avesse. La madre, invece di promuovere la comprensione e la connessione, ha detto al bambino di “non guardare!“. Un gesto che Bebe ha giustamente identificato come un errore. L’indifferenza, sottolinea, è la vera barriera da superare. Se invece di insegnare a non guardare, insegnassimo ad avvicinarci e comprendere, le barriere verrebbero abbattute.

Bebe ha fatto un parallelo eloquente tra la diversità fisica e quella quotidiana, sfidando il nostro concetto di normalità. Ha invitato il pubblico a riflettere sugli occhiali che molti indossano. Se non avessimo gli occhiali, come parteciperemmo a un evento come il WOBI? Così come lei indossa protesi per svolgere le sue attività quotidiane, gli occhiali sono una forma di adattamento. La diversità non è una debolezza da nascondere, ma un modo unico di affrontare la vita.

E qui emerge un concetto cruciale: la progettazione inclusiva. Bebe ci invita a considerare gli ostacoli come scalini evitabili. Se progettassimo il mondo con consapevolezza, anticipando le esigenze di tutti, allora gli ostacoli non esisterebbero. La diversità non sarebbe più un motivo di meraviglia, ma un trampolino di lancio per un mondo più inclusivo.

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