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ToggleCosa fa un mobility manager in ferie? Osservare con occhi nuovi e tornare a settembre con idee fresche per la mobilità e l’organizzazione aziendale
Settembre può essere molto più di un ritorno automatico alla routine. Può essere un nuovo inizio. Ma solo se ci si arriva con uno sguardo diverso. Durante la pausa estiva, si può riflettere – anche solo per intuizioni – su cosa sarebbe davvero utile proporre al rientro. Una revisione della car policy? Un report semplificato per l’amministrazione? Una sessione informale di formazione per aiutare i colleghi a usare meglio le opzioni di mobilità alternativa? Molte idee concrete nascono proprio nei momenti in cui il tempo è lento e non incalzante. Il consiglio è non pianificare, ma immaginare. E tenere in tasca una bozza mentale da riprendere a settembre. Perché il valore di un manager non si misura solo nella sua efficienza, ma anche nella capacità di portare novità e coraggio quando il resto del mondo ricomincia a correre nello stesso modo di sempre. In questo articolo vogliamo augurarvi buone vacanze in una materia un po’… produttiva.
Allentare la gestione, per tornare alla visione
Quando il ritmo frenetico del lavoro quotidiano rallenta, si apre uno spazio prezioso per rivedere le cose da lontano. Durante l’anno, il mobility manager si trova immerso nella gestione: rimborsi chilometrici, piani di spostamento casa-lavoro, contratti di car sharing, richieste improvvise. Tutto urgente, tutto importante. Ma le ferie servono anche per rientrare in contatto con il motivo per cui si è scelta questa professione. Distaccarsi dalla parte esecutiva del lavoro – senza sensi di colpa – è il primo passo per recuperare lucidità e sguardo strategico. Prendersi tempo per rallentare consente di tornare a settembre con le domande giuste: cosa ha davvero funzionato nei mesi scorsi? Dove posso incidere di più? Quali processi vanno rivisti, snelliti, aggiornati? La mente riposa solo se smette di correre. E solo allora inizia davvero a vedere.
Cercare ispirazione in articoli e biografie visionarie
Chi lavora nella mobilità tende a leggere documenti tecnici, normative, policy interne, schede flotte, report di spesa. Tutto utile, ma spesso tutto dentro lo stesso orizzonte. L’estate è l’occasione perfetta per allargare lo sguardo, contaminarsi, prendere aria nuova. Leggere romanzi ambientati in città, saggi sulla transizione ecologica, biografie di imprenditori visionari, oppure ascoltare podcast che parlano di futuro, innovazione, neuroscienze, organizzazione del lavoro. Anche un articolo sulla gestione dei trasporti in Giappone o una puntata sulla psicologia della scelta può aprire un punto di vista nuovo. E spesso, quello spunto inaspettato sarà la scintilla per ripensare una proposta, riorganizzare un processo o proporre un’idea alternativa. Fuori dall’urgenza, torna la curiosità. E la curiosità è la linfa vitale del pensiero strategico.
Mantenere uno sguardo sempre attivo
Ogni città che attraversiamo in vacanza è anche un piccolo laboratorio di mobilità. Basta osservare. Come si muovono le persone? Quali mezzi preferiscono? Che rapporto hanno con le auto, le bici, i bus? Come sono organizzate le fermate, i flussi, le navette? Passeggiare in un centro storico car free, notare la segnaletica nei paesi nordici, o vedere come i turisti si muovono in modo intuitivo in una località ben progettata può ispirare soluzioni replicabili anche in azienda. Senza sforzo, senza piani d’azione, ma con la mente aperta. Alcuni manager portano sempre con sé un taccuino, altri preferiscono fotografare dettagli urbanistici interessanti. Tutti, però, possono approfittare del viaggio per guardare con più attenzione. Perché in mobilità, spesso, non serve inventare: basta adattare. E capire cosa funziona davvero, fuori dalla teoria.
Raccogliere le idee (ma non forzare la mente)
Chi ha ruoli organizzativi e gestionali è spesso portato a pensare anche in vacanza. È quasi una deformazione professionale. Ma l’estate può diventare uno spazio fertile se vissuta senza la pressione del risultato. Invece di pianificare, è il momento ideale per lasciare che le idee emergano da sole. Un’app utile vista in aeroporto, una soluzione logistica adottata da un hotel, un cartello informativo particolarmente chiaro. Anziché forzare la creatività, si può semplicemente registrare quello che colpisce, in una nota sul telefono o in una pagina dedicata del proprio diario. Anche un’idea che oggi sembra piccola può diventare una proposta strutturata tra qualche settimana. Le ferie funzionano così: tolgono il rumore, e lasciano spazio alle connessioni sottili. Quelle che fanno davvero la differenza, quando si torna alla scrivania.
Photo credit: Taryn Elliott