Cosa è necessario fare per innovare, trasformare e rendere trasparenti i processi digitali, tecnologici e i sistemi di pagamento per rendere più competitiva l’Italia? Quali opportunità o impatti per il turismo?
Ne abbiamo parlato con il Prof Maurizio Pimpinella, Presidente dell’Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento – A.P.S.P., ma anche docente di “Moneta Elettronica e Sistemi di Pagamento” presso diverse Università italiane e presso la Scuola di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza. Pimpinella è componente del Comitato Pagamenti Italia (CPI) presieduto da Banca d’Italia, membro delegato A.P.S.P. in Confindustria Digitale e membro del Gruppo di esperti per l’elaborazione di una strategia nazionale in materia di tecnologie basate su registri distribuiti e Blockchain istituito presso il MISE – Ministero Sviluppo Economico.
Sommario
TogglePresidente Pimpinella, lei ha dichiarato recentemente che la trasformazione digitale è la principale sfida del nostro tempo. Secondo la sua opinione e quella rilevata degli studi della vostra associazione*, come si posiziona l’Italia in questo contesto? Quale gap rispetto agli altri paesi in Europa?
Confermo questa affermazione. Se nei prossimi mesi non saremo in grado di vincere questa sfida la nostra capacità di essere competitivi a livello internazionale potrebbe essere seriamente compromessa. I dati europei sulla digitalizzazione, come l’indice DESI, certificano ancora un notevole ritardo dell’Italia rispetto al resto dell’UE. Secondo, invece, i Digital Maturity Indexes dell’Osservatorio del Politecnico di Milano (degli indici studiati appositamente per migliorare il DESI) l’Italia ricopre la 20° posizione (migliore rispetto alla 25° del DESI) a testimonianza di una crescita non del tutto evidente negli altri indici.
Tuttavia, nonostante i dati ancora ci condannino in senso assoluto, sono tutt’altro che disprezzabili se considerati in senso relativo e rapportati con le economie degli altri paesi. L’Italia è, infatti, il Paese che sta crescendo più velocemente rispetto al resto d’Europa: il nostro punteggio complessivo sul DESI è migliorato di 5 punti (da 38,9 nel 2018 a 43,9 nel 2019), contro i 2,7 punti della media europea. Nessun altro paese ha registrato una crescita più elevata di quella Italiana. Qualcosa, quindi, si sta muovendo e se riuscissimo a liberare un po’ delle risorse e del genio che teniamo da parte potrebbe addirittura mettersi a correre. Per quanto riguarda il 2020, poi, dovremo verificare quanto profondamente l’influenza del lockdown ha influito sulle competenze e sulla propensione al digitale dei cittadini o se le nuove abitudini maturate in quel periodo sono state essenzialmente un fattore contingente.
Quando si parla di innovazione nei sistemi di pagamento il pensiero non può che andare alla blockchain. Il “consenso distribuito” tipico della logica blockchain come cambierà il sistema dei pagamenti in Italia? E quando l’Italia, secondo la sua opinione, sarà pronta ad accogliere a pieno i vantaggi?
I sistemi di incasso e pagamento sono innovativi per definizione ed è dunque naturale che questi siano coinvolti prima di ogni altro dai cambiamenti tecnologici o che ne siano essi stessi promotori. Le banche sono tra i principali investitori in blockchain, anche nel settore dei pagamenti. I benefici per loro sono molto importanti poiché la blockchain permette di generare un flusso di pagamento diretto tra due o più parti accelerando e snellendo il processo, eliminando gli intermediari, assicurando trasparenza, sicurezza e anche automazione grazie agli smart contract. Questo processo permette di ridurre i costi e di aumentare la velocità di esecuzione, un connubio perfetto soprattutto in ambiti come i trasferimenti di denaro transnazionali, gli scambi interbancari e l’intermediazione finanziaria, per non dimenticare gli instant payment e i micropagamenti, che permettono ai consumatori finali di scambiarsi piccole somme di denaro in modo istantaneo e semplice, con una user experience tipica del mondo social.
Nel mondo della finanza, anche in Italia le imprese – soprattutto quelle più innovative – iniziano a credere e ad investire in questa tecnologia, scoprendone man mano i benefici. Siamo sulla strada giusta, ma ne abbiamo ancora molta da percorrere prima che l’utilizzo della blockchain possa fare il vero salto da tecnologia da “addetti ai lavori” a strumento alla portata di tutti.
La blockchain può diventare un nuovo intermediario tecnologico per la proposizione di servizi, ad esempio quelli legati ai viaggi? Ci sono (e quali) i rischi per alcuni attori del mercato del turismo?
La tecnologia blockchain ha una versatilità pari solo a quella della mente umana. Per questo motivo i suoi ambiti di applicazione sono quasi infiniti e tutti possono portare oggettivi miglioramenti nelle nostre vite. Le sue caratteristiche, quindi, possono abbinarsi perfettamente al mondo dei viaggi e del turismo in generale, sia per quanto riguarda il contesto dei pagamenti sia per quanto riguarda (soprattutto) le offerte che possono guadagnare in trasparenza, pensiamo ad esempio nel contesto delle prenotazioni o della composizione di viaggi particolarmente articolati. L’utilizzo della blockchain potrebbe essere un ottimo strumento al servizio del consumatore e a garanzia del lavoro degli operatori del settore.
Il rischio latente, tuttavia, è sempre quello della disintermediazione. Il principio fondante stesso della blockchain è quello di porsi al servizio della comunità, degli utenti e non di un centro gestionale predefinito. In questo senso, le imprese del settore devono imparare a conoscerla e ad usarla in modo intelligente, sfruttandone le caratteristiche senza subirle. Così può davvero diventare un grande valore aggiunto per tutte le imprese attive nel settore turistico.
Per le aziende che si occupano di Made in Italy (e impegnate nelle esportazioni), che cosa vuol dire oggi sfida digitale anche nei pagamenti?
In sintesi, significa sfida per la competitività nel breve e nel medio termine. La pandemia dalla quale (ci auguriamo) stiamo uscendo, ha definitivamente messo in chiaro il ruolo fondamentale della trasformazione digitale per lo sviluppo di un sistema economico non solo competitivo ma ancora prima funzionante. Le nostre aziende non possono più fare a meno di inserirsi nell’ambito del commercio elettronico, che le mette in contatto con un circuito molto più ampio dal quale trarre linfa vitale. Le imprese italiane, ed in particolare quelle medio piccole che compongono il nostro tessuto economico e che offrono un valore aggiunto anche al settore turistico, hanno anzi bisogno di un vero sostegno politico prima ancora che economico indirizzato alla creazione di una piattaforma nazionale per il commercio elettronico.
In questa fase, la parola d’ordine deve essere: “aggregazione”, indirizzata alla competitività di un intero sistema nei confronti degli operatori internazionali.
Avere un sito aggiornato e implementato per l’e-commerce è ormai una condizione non solo indispensabile ma anche basica di ogni impresa che intenda esportare. In questo senso, i sistemi di pagamento innovativi offrono alle aziende italiane una vasta gamma di opportunità e il massimo di scelta. È chiaro, però, che le imprese debbano essere in grado di cogliere le opportunità e ciò è possibile solo attraverso un costante aggiornamento in competenze ed infrastrutture, ciò che a volte manca o che è presente con macroscopiche differenze sul territorio.
Per quanto riguarda poi, lo sviluppo della blockchain per favorire i nostri prodotti, giova ricordare che da anni, ad esempio, c’è un’ampia discussione sia in ambito europeo sia con i partner internazionali come Stati Uniti, Canada, Russia e Cina sulle norme riguardanti la certificazione dei prodotti nazionali. È chiaro che noi italiani siamo favorevoli alla trasparenza, perché non può che favorire le eccellenze dei nostri prodotti e del nostro territorio. Ecco, con la blockchain anche questo dibattito sarebbe azzerato in virtù di una trasparenza certificata ed immutabile.
Per il turismo, poi, gioverebbe la realizzazione di una blockchain nazionale volta a certificare le eccellenze tra gli operatori e tra i luoghi più belli (e sono tantissimi anche tra quelli non UNESCO) del nostro Paese.
Quali sono i suggerimenti che la vostra associazione offre in tema di protocolli di sicurezza per i viaggiatori d’affari? Quali sono i rischi maggiori in tema di frodi e cybersecurity?
La regola aurea sempre e per tutti è il buon senso. Molto spesso, infatti, i pericoli vengono da noi stessi e dalla scorretta tutela dei nostri dati.
Allo stesso tempo, però, gli hacker vedono nel settore del turismo un punto debole e gli italiani iniziano a fidarsi più delle piattaforme di e-commerce straniere che di quelle italiane. C’è bisogno di maggiore formazione ed informazione sia per gli addetti ai lavori sia per i consumatori. Già in un incontro con gli operatori del turismo del 2018, tenuto con gli esperti del nostro Centro Studi, avevamo sottolineato le criticità del settore che si stanno evidentemente riproponendo.
Se da un lato il cittadino titolare di una carta di pagamento si sente sicuro dell’utilizzo presso i punti vendita tradizionali, nel settore del turismo manca in molti casi questa percezione.
Bisogna, quindi, aumentare il livello di fiducia degli italiani. Mostrare ai propri clienti che il sito di e-commerce, quello dell’hotel presso cui stanno prenotando o quello dell’agenzia viaggi contattata sono PCI DSS compliant, può trasmettere un messaggio molto chiaro: proteggiamo i tuoi dati con i più alti standard di sicurezza.
Nel turismo dell’Italia post covid sicurezza sanitaria ma anche nelle procedure di incasso e pagamento devono essere due priorità per tutti gli operatori che permettono di attrarre nuove persone.
Il turismo in Italia, oggi, è pronto per affrontare la sfida dei pagamenti digitali? Quali gli ostacoli e le opportunità.
Non siamo lontani come si potrebbe immaginare. Il settore del turismo, almeno nelle grandi e principali realtà, è uno di quelli che ha giovato maggiormente dell’ingresso nel mercato digitale. Le opportunità si sono moltiplicate. Certo è che ciò non è sempre corrisposto ad una corretta omologazione anche nell’ambito dei pagamenti. Ciò che ci manca è un approccio più user friendly in cui il turista sia messo al centro e invogliato a fare nuove esperienze nel nostro Paese. A volte, ad app e siti manca del tutto la possibilità di acquistare biglietti o se questo avviene le modalità sono comunque molto articolate e richiedono il supporto cartaceo. Ciò di cui abbiamo bisogno, invece, è una totale dematerializzazione degli strumenti e per riuscirci l’esperienza dei pagamenti elettronici può rivelarsi preziosa.
Chi è A.P.S.P.
*L’ Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento nasce con l’obiettivo di favorire lo sviluppo, l’informazione e la conoscenza di tutte le procedure di incasso e pagamento, promuovendo l’attività di carattere culturale a essi connessa mediante tavole rotonde, convegni, conferenze, ricerche, pubblicazioni.
L’expertise di cui è forte l’Associazione è espressione di oltre 90 aziende leader di mercato, ( tra cui Nexi, Telepass Pay, SisalPay, Carta LIS (Gruppo Lottomatica), Visa, Mastercard, Euronet, Diners, PayPal, Postepay di Poste Italiane, Banca 5 del gruppo Intesa Sanpaolo, Banca Sella, CheBanca!, Iccrea, Sia , TAS Group, Hera, Ingenico, Verifone, NTT Data, Axepta Gruppo BNP Paribas, Edenred, CSE, City Poste Payment, Iconto, Airplus, Admiral Pay, Alipay, Aubay, Banca Profilo, AMEX, Castles Technology, DGSSPA, Ies4Pay, Iren, Soft strategy, SumUp, Italfondiario, A-Tono, Argentea, CCN Servizi di pagamento, CSE, Dindarò, Cedacri, Depobank, Epipoli, Cabel, Factorcoop, Infocert, Pay Reply, Cerved Group, Crif, Ernst Young, ENEL, Open Cloud, Experian, G + D, Iconto, Invent, Lutech, Mangrovia, Mercurio Service, Mercury Payment, Hipay, Noovle, Moneygram, Meta, Moneynet, Movimento Difesa del Cittadino, Nordiconad, Domec, Exceet, Get your bill, Osborne Clarke, PAX, Plick, Resdata, Three Six Six SECOM, Sepafin, Smart City Group, Soget, TP@y, Unione nazionale consumatori, TeamSystem, Techrain, Vaigo, Università Tor Vergata, Hawk, Datonix, BITQ, Kataskopeo, MyBank, AGSM, Eshopping Advisor, Bancomat spa, Arcares e molte altre) ed è la prima nata e la più grande Associazione europea del settore per numero di membri, diventata negli anni un interlocutore importante per le Istituzioni cui collabora svolgendo un ruolo attivo nel processo legislativo e regolamentare, per creare un contesto favorevole allo sviluppo dei servizi e sistemi di pagamento.
A.P.S.P. è socio fondatore di Payments and Trade Europe Association, che raccoglie i più importanti players europei per il settore dei pagamenti ed aderisce a Confindustria Digitale.