Sostenibilità nel turismo d’affari. La voce degli esperti al BizTravel Forum

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BizTravel Forum: la sostenibilità nel settore travel non dipende solamente da digitalizzazione dei processi e certificazioni, ma anche dalla cultura dei dipendenti. 

L’incontro di BizTravel Forum che si è tenuto il 24 novembre è stata un’occasione interessante per parlare dell’influenza della sostenibilità sull’ innovazione del business travel, scoprendo come le aziende stanno maturando questa nuova sensibilità ma anche facendo il punto su come i fornitori di servizi sono pronti ad includere soluzioni sostenibili nelle proprie offerte. Dalle dichiarazioni dei partecipanti alla tavola rotonda, emerge bene quanto la digitalizzazione dei processi sia un passaggio fondamentale tanto quanto l’uniformazione delle certificazioni ambientali; ma nessuna ambizione potrà trasformarsi in realtà senza una profonda cultura della sostenibilità del personale. Ecco una sintetica ma esaustiva rassegna dei contributi emersi durante la tavola rotonda del BizTravel Forum moderata da Rosemarie Caglia, CEO di Travel for business.

Un percorso strutturato di integrazione della sostenibilità nel business

Alessandra Fornasiero, Head of Sustainability & Communication di Innovatec, è partita innanzitutto da una notazione: negli ultimi anni non c’è stata una pubblicità che non includa la sostenibilità. Si tratta di una parola sempre più diffusa anche tra le aziende, ma che ancora non si accompagna puntualmente ad un report di sostenibilità (ambientale, sociale e di governance economica). Infatti sono poche le imprese che includano la sostenibilità nei propri piani. Le aziende più mature hanno già tracciato la strada, dimostrando come si tratti di un percorso strutturato che tocca anche le strategie di business. Stiamo parlando di un lavoro complesso e graduale che passi in rassegna le diverse attività già presenti nel sistema aziendale e non ancora etichettate come “sostenibili”, ma da ridefinire in base ad appositi KPI. Insomma, oltre agli obiettivi di business per l’anno successivo, le aziende devono individuare le priorità sostenibili e definire la mappatura rispetto alla maturità dell’azienda su questi temi. Ma allo stesso tempo, i pilastri della futura strategia di sostenibilità non possono entrare in conflitto con i piani di business. Un limite è che le aziende hanno spesso bisogno di risultati a breve periodo, mentre la sostenibilità guarda per forza di cose ad obiettivi di medio e lungo periodo.

Capacità di governare nel business travel

Stabilire un criterio di governo ESG, cioè contemporaneamente ‘”environmental”, “social” e “governance”, significa poter contare sulla compliance tra dati finanziari e non, ambientali, sociali, normativi e logistici. Affinché ciò sia possibile, sottolinea Daniele Aulari, Director Western Europe AirPlus International, è fondamentale ad esempio che la tecnologia di pagamento sia uniforme, intellegibile e soprattutto sottoponibile ad audit. D’altronde, come diceva Galileo, solamente ciò che è contabile può essere misurato (e quindi conosciuto). Nel caso del settore travel, come ha sottolineato l’Osservatorio del Politecnico di Milano, il 75% del settore è già digitale poiché, proprio attraverso la digitalizzazione, si ottiene trasparenza, rendicontazione e possono essere scongiurate frodi. L’auspicio è dunque un ecosistema digitale che non prenda in considerazione solo parametri economici e finanziari, ma davvero anche sostenibili e che in questo modo sia possibile diffondere sempre più una consapevolezza sul tema e una vera e propria cultura sostenibile. 

Essere credibili per raggiungere il successo

Ma come creare una cultura aziendale sostenibile? Arianna Filacchione, responsabile del Travel Management per Enel, sottolinea come sia innanzitutto necessario che l’azienda debba essere credibile: sia per gli stakeholder all’esterno che per gli stessi dipendenti. Anche in questo caso, Enel ha individuato nella digitalizzazione il primo livello del suo cambiamento. Ad esempio è stata realizzata una piattaforma interna, non solamente di self booking, che rappresenta uno strumento di formazione per il personale sia a livello informativo che di responsabilizzazione. Infatti, oltre alla richiesta di viaggio, la piattaforma segue un iter, seppure snello, che passa in rassegna tutte le documentazioni necessarie per la trasferta: dalle informative e dalle policy, fino alla documentazione su salute e sicurezza. Bisogna prendere coscienza di come sia cambiato il concetto di trasferta: un’idea di responsabilizzazione del dipendente che riconosce quando sia necessario un viaggio e poi scelga con criterio le strutture e i servizi. D’altronde la cultura è anche informazione: la piattaforma consente di rendere il più preparato possibile chi deve viaggiare, sia in termini di responsabilità che di cognizione dell’inquinamento che si sceglie di produrre. Stiamo assistendo ad una vera rivoluzione culturale: se prima il costo era il parametro che guidava le trasferte e “best buy” era l’unico credito, oggi è la riduzione dell’impatto ambientale e la sostenibilità ad orientare le scelte.

Pertanto possiamo dire che le parole chiave sono: digitalizzazione, informazione e formazione. Aggiunge Alessandra Fornasiero come la formazione dei dipendenti sia un passaggio imprescindibile per la strategia sostenibile di un’azienda. Infatti l’imprenditore potrebbe investire in sostenibilità, ma è necessario che il personale faccia proprio quel valore e agisca di conseguenza, con responsabilità. E potrebbe sembrare paradossale, continua la Fornasiero, ma è necessario che le aziende, soprattutto PMI, investano per formare i formatori e forse un obbligo di legge potrebbe essere necessario in questo caso. 

Rimuovere le barriere che ostacolano il processo per la sostenibilità

Massimo Scantamburlo, Sales Director Italy di Hertz, ha fatto una panoramica sul noleggio delle vetture: un altro grande protagonista dell’evoluzione sostenibile del settore del business travel e che può fare la differenza nella transizione energetica. Le flotte, molto giovani, sono ovviamente quelle che offrono la mobilità più virtuosa in termini energetici e Hertz, nonostante sia attivo da 104 anni, dal punto di vista del posizionamento vuole rivestire un ruolo da start-up lungo la via della sostenibilità. Continua Scantamburlo, che la Hertz ha addirittura sopra investito: includendo nella flotta marchi anche non ancora commercializzati in Italia. Esistono però ancora delle barriere da abbattere affinché i lavoratori scelgano le auto sostenibili. Innanzitutto  l’obsolescenza della flotta elettrica è oggi un rischio. Inoltre il settore si scontra con un’ancora diffusa cultura aziendale che non prende in considerazione anche la mobilità elettrica, a causa dell’accesso alle reti di ricarica che oggi richiede la registrazione (Hertz mette a disposizione un token). Ma parlando di noleggi intermodali (aereo e auto, treno e auto) i veicoli solitamente percorrono meno di 200 chilometri di percorrenza. Questo significa che il famoso “panico da auto elettrica” in realtà spesso non è motivato quando si tratta di noleggio a breve termine. Eppure la cultura aziendale è ancora ostica. Il nostro ruolo, ha proseguito Scantamburlo, è proprio quello di mettere a disposizione dell’utente queste informazioni, aiutandolo a scoprire la transizione energetica e la mobilità elettrica. 

Novità anche per le car policy

Con la cultura del noleggio elettrico, le aziende cambieranno anche il tradizionale concetto di “classe di veicolo” per le car policy, che convenzionalmente parla in base al target “quadro”, “dipendente”, “manager”, ecc. per la distribuzione dei modelli di auto. Una cultura che vuole includere e indirizzare le strategie dell’azienda verso la sostenibilità, privilegia la qualità dell’auto rispetto al chilometraggio, a prescindere dalla posizione aziendale del dipendente

La riqualificazione eco-sostenibile

Marco Pietrolongo, General Manager di un albergo Ecological Contemporary Hotel di StarHotel ricorda innanzitutto come il PNRR abbia disposto 2.420.000 di euro a favore del turismo per garantire una maggiore competitività e per favorire un’ospitalità sempre più sostenibile, innovativa e digitalizzata. Oggi si parla di bilancio sostenibile, che fino a pochi anni fa era solo una vaga voce, un “sentito dire”. La sostenibilità nell’ospitalità non è più una scelta, ma è diventata un obbligo. StarHotels ha però pensato questa cosa ben 12 anni fa quando, a Milano, ha preso uno dei suoi hotel, lo ha chiuso per un anno, realizzando poi una struttura con circa 120 stanze e totalmente sostenibile. Questo è stato possibile grazie ad una conversione tecnologica che ha incluso: cappotto termico, pannelli, riuso di acque saponose, scelta di materiali certificati, ecc. Il progetto ha ricevuto diversi riconoscimenti a livello internazionale, ma la stessa StarHotels ha dato vita a certificazioni sostenibili per le strutture. 

I limiti della trasparenza

Marco D’Iario, Managing Director di HRS, illustra i limiti in fatto di trasparenza che buona parte del settore incontra quando si parla di sostenibilità. Nel 2017 una pressione legislativa enorme a livello mondiale contro le emissioni spinse le fortune 5 hundred a trovare soluzioni in linea con le imposizioni normative. Questo aveva spinto alla definizione di parametri e certificazioni valide trasversalmente, dal momento che le aziende si trovavano a fronteggiare un mare magnum di strutture dipendenti e non, una grande frammentazione di certificazioni e parametri di sostenibilità. Con la pandemia l’esigenza di uniformare le certificazioni si è fatta più viva. Ad esempio Pietrolongo ha sottolineato come StarHotel ha creato una certificazione riconosciuta a livello internazionale. Ma lo stesso manager ha sottolineato come tuttavia le certificazioni oggi non bastano più. Infatti la sostenibilità è un concetto ben più ampio che include anche l’aspetto sociale, oltre che quello ovviamente ambientale. Ad esempio, l’Ecological Contemporary hotel ha stretto un accordo con Too Good To Go, col banco alimentare, per non sprecare il cibo. Si tratta di best practice che dovrebbero essere attuate anche da altre strutture e che non hanno bisogno di certificazioni. 

Dal 2019 si ferma il mondo del travel. Quello è stato il momento in cui riflettere su come garantire una misurabilità. Ma come rendere fruibili questi dati? HRS ha sviluppato una metrica uniforme: consumo del gas, dell’acqua e della produzione di carbonio sono stati i primi parametri, pian piano affiancati da criteri come biodiversità, inquinamento, ecc. Sia in sede di hotel program che nel self booking tool è possibile valutare così il punteggio in termini di rating della sostenibilità di ogni struttura. Già 32 mila dei 72 mila hotel usati dal business travel hanno aderito a questo sistema. 

La selezione sostenibile dei fornitori come modello virtuoso

E parlando di possibilità di valutare la sostenibilità degli hotel, l’Enel propone un altro caso virtuoso. L’azienda, sottolinea Arianna Filacchione, è partita dalla travel policy: un documento globale nel quale è evidenziato il valore della scelta di servizi e viaggi sostenibili. Nel travel il valore è stato declinato innanzitutto nell’hotel program, inserendo informazioni e dati relativi ai fornitori, selezionati attraverso gare e processi RFP che indicavano già valori premianti in fase di scelta. Ovviamente c’è il problema dei dati, dal momento che non tutti i fornitori aderiscono a certificazione omogenee o riconosciute in tutti i settori. Su un altro fronte, Enel sta proponendo un concetto di rewarding aziendale: chi prediligerà scelte sostenibili verrà visibilmente premiato dall’azienda. Infatti la cultura ha senso se comporta dei cambiamenti concreti. Inoltre, parlando di sostenibilità sociale, Enel ha introdotto il programma Value for Disability: un programma che ha il grande fine: “tutti devono avere pari opportunità di viaggiare per lavoro”. 

Scopri anche i 6 consigli per un business travel più sostenibile.

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