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ToggleDalle navette smart al bike-to-work: benchmark PSCL: ecco cosa fanno davvero le aziende che usano il PSCL per cambiare la mobilità casa-lavoro
Quando è arrivato l’obbligo di redigere il PSCL, più di un’azienda ha reagito con un bel sospiro ( e non di sollievo). Un altro adempimento, un altro documento da preparare, un altro questionario da mandare in giro. Eppure, per alcuni, il PSCL è stato un’occasione. Un punto di svolta. Non solo un obbligo, ma una mappa per cambiare davvero. Il punto è che il PSCL può essere due cose: o un file da inviare, oppure una leva strategica per ridisegnare la mobilità aziendale. Le aziende che ci credono – e ce ne sono, sparse in tutta Italia – lo usano per migliorare, sperimentare, innovare. Non serve essere giganti del tech o multinazionali illuminate. Serve guardare i dati con attenzione… e voler fare sul serio per diventare un vero benchmark PSCL.
Il PSCL è un’occasione. Anche se è nato da un obbligo, può diventare un piano di mobilità aziendale personalizzato, sostenibile e utile.
Le aziende che ci credono – e sono sempre di più – lo trattano come una bussola strategica. Hanno capito che migliorare la mobilità non è solo un gesto ecologico, ma una scelta intelligente, efficiente, e capace di generare benessere vero. Ecco allora cosa fanno (davvero) le aziende che hanno deciso di usare il PSCL come motore di cambiamento – con esempi concreti, numeri e spunti pratici da copiare (senza vergogna).
Car pooling nel PSCL: quando la condivisione funziona
Sulla carta il car pooling in azienda è la soluzione più intuitiva e “green”. Ma farlo funzionare non è così automatico: serve metodo. Diverse aziende, dopo l’analisi del PSCL probabilmente noteranno che alte percentuali dei dipendenti percorreva la stessa tratta casa-lavoro ogni giorno, in orari perfettamente sovrapponibili. Invece di affidarsi a piattaforme esterne (poco utilizzate), si potrebbe costruire una mappa interna degli equipaggi. Un matching fatto con calma, coinvolgendo HR, responsabili di reparto e referenti territoriali. Ogni equipaggio potrebbe ricevere un parcheggio riservato e un bonus carburante mensile. Risultato? Non serve uno scienziato per prevedere riduzione delle emissioni, dei costi e – incredibilmente – dei ritardi.
Navette aziendali: modulari, prenotabili e smart
Altro classico problema: un’azienda che ha la sede in zona industriale, nessun mezzo pubblico diretto, parcheggi saturi, turnover alto. Prima tentativo con navetta rigida (linea, orari fissi): flop totale. Poi, lettura attenta del PSCL e cambio di paradigma. Il datore di lavoro potrebbe introdurre un sistema “on demand”, gestito tramite app mobile, in cui i dipendenti prenotano la corsa secondo fasce orarie. Le navette partono solo quando c’è effettiva richiesta. La frequenza viene adattata ogni settimana in base all’uso reale. Per rendere il servizio ancora più efficace, a bordo non devono mancare Wi-Fi, prese USB, segnalazioni in tempo reale su traffico e percorso. Puoi usare provider di mobilità urbana che offrono soluzioni dinamiche integrate. Valuta se combinare navetta + abbonamento TPL per i tratti finali. E occhio alla comunicazione: la navetta non è solo trasporto, è anche tempo di lavoro o relax recuperato.
Flessibilità oraria nel PSCL: contro il traffico e a favore della salute mentale
Un’azione poco “sexy”, ma super efficace, è quella sulla modulazione degli orari di lavoro. Una qualunque azienda potrebbe capire, grazie al PSCL, che anche solo 20 minuti di differenza nell’ingresso mattutino abbassano il tempo medio di percorrenza. Questo perché si decongestiona la cosiddetta ora di punta. In questo paragrafo parliamo infatti di “fasce elastiche di ingresso”: ogni team può scegliere se iniziare tra le 8:00 e le 10:00, con una finestra analoga per l’uscita. Nessun obbligo fisso, ma coordinamento interno. Il risultato? Riduzione del traffico, meno stress da commuting, e un aumento di puntualità e concentrazione nei primi 90 minuti di lavoro. Inizia con un sondaggio interno sulle fasce orarie preferite. Sperimenta per tre mesi una fascia flessibile parziale (30-45 minuti) e raccogli dati su puntualità, traffico e benessere percepito.
Bike-to-work e ciclabili d’azienda: si può fare
Viceversa rispetto a quanto detto finora, non è raro che un’alta percentuale dei dipendenti abiti a pochi chilometri dalla sede. Bisogna cogliere la palla al balzo e promuovere, in collaborazione con il Comune attraverso il Mobility Manager di Area, la realizzazione di un tratto ciclabile dedicato, illuminato, con stalli video-sorvegliati all’ingresso dell’azienda. È opportuno attivare un bonus bike-to-work (magari di 0,25 €/km) per chi pedala per almeno tre giorni a settimana, con verifica tramite badge e QR code. Soprattutto tra primavera ed estate, l’azienda guadagnerebbe nel risparmio su carburanti e parcheggi. Verifica se il tuo comune ha fondi o piani di mobilità urbana sostenibile in corso. Proponiti come partner aziendale per la realizzazione o manutenzione di tratte strategiche. Anche 300 metri di ciclabile protetta possono fare la differenza.
PSCL e incentivi aziendali: quando la mobilità si collega al welfare
Un trend interessante emerso dai piani più evoluti è quello che collega le azioni del PSCL al sistema premiante aziendale. Non solo parcheggi riservati o premi simbolici, ma veri e propri incentivi legati alla partecipazione attiva al cambiamento. C’è chi, ad esempio, ha inserito il numero di viaggi condivisi, chilometri in bici o uso del trasporto pubblico tra i criteri di accesso al welfare premiale, al pari dei risultati professionali. La tua azienda potrebbe introdurre un sistema a punti: ogni scelta sostenibile nella mobilità casa-lavoro (come non usare l’auto per più di tre giorni a settimana) vale crediti convertibili in buoni spesa, abbonamenti culturali o ore di permesso extra. Risultato? Coinvolgimento altissimo, partecipazione spontanea e – soprattutto – un cambiamento culturale vero, non imposto. Inserisci il PSCL nella strategia welfare. Valuta premi “a costo zero” per l’azienda (permessi, convenzioni) ma ad alto valore percepito per i lavoratori.
Il PSCL nel bilancio di sostenibilità (e nei KPI ESG)
Ultimo ma non meno importante: il PSCL è anche uno strumento potente di rendicontazione. Sempre più aziende devono presentare KPI ambientali, sociali e di governance (i famosi ESG), e la mobilità casa-lavoro è un dato concreto e misurabile.
Se nel PSCL registri il calo di viaggi in auto, l’aumento di bici o navette, la riduzione delle emissioni, stai creando indicatori perfetti da inserire nel bilancio di sostenibilità. Chi ci ha pensato per tempo, oggi riesce a collegare il piano mobilità a bandi pubblici, certificazioni ambientali e vantaggi reputazionali. E questo vale anche per PMI e cooperative, non solo per le grandi aziende. Inserisci nel PSCL un capitolo dedicato alla “rendicontazione ESG della mobilità”. Anche solo 3–4 dati ben costruiti (es. % modale, emissioni evitate, km condivisi) possono diventare argomenti forti in CDA o nei report ufficiali.
Come integrare il PSCL nelle strategie ESG dell’azienda?
Photo credit: Denitsa Kireva