La ripresa degli scambi turistici e il boom dell’export. Come sarà il 2023

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Sink or swim? In un intervento al BizTravel Forum 2022, il Managing Partner e Amministratore Delegato di The European House – Ambrosetti, Valerio De Molli,  ha fornito un contesto di numeri imprescindibili per comprendere il presente e dunque programmare il futuro dell’Italia. Lo studio dell’Osservatorio è partito dall’identificazione di cinque fattori di crisi: la pandemia (sotto controllo ma non risolta), la guerra in Ucraina che ha prodotto tredici milioni di profughi, 100.000 dei quali sono stati accolti dall’Italia; l’inflazione, i costi dell’energia e la disruption delle catene di approvvigionamento. Parlando di questi ultimi tre fattori, De Molli è entrato un po’ più nel merito sottolineando alcune evidenze.

Conseguenze dell’inflazione: i prezzi massimi scenderanno, ma i minimi saliranno

L’inflazione innanzitutto ha un impatto significativo anche sul settore della mobilità, ma questo non è solo legato alla guerra. Infatti si tratta di un fenomeno di più lungo periodo che evidenzia un’ascesa già nel blocco post-Covid. Comunque, l’inflazione da domanda in concomitanza dell’esplosione della guerra è raddoppiata, raggiungendo un valore pari all’11,8% nell’ottobre 2022 (come ha diffuso l’Istat) e attestandosi sui valori del 1984.

Le due banche centrali,Federal Bank e Banca Centrale Europea, hanno indirizzato cambio di politica monetaria da restrittiva ad espansiva.

Non era mai successo un incremento dei tassi di inflazione così verticale in pochi anni, da 150 anni ad oggi, come è invece successo in Europa negli ultimi 35 anni. Le conseguenze sono ovviamente anche nei tassi di cambio. Va inoltre sottolineato come nessuno degli altri cambi di politica monetaria sia durato mai meno di un anno, dunque gli effetti non sono finiti qui. È evidente che questo provoca sconforto verso famiglie e aziende. Eppure siamo vicini al picco dell’inflazione. Il raffreddamento globale della domanda, che è evidente, ha già prodotto una forte revisione dei prezzi per le materie prime che non sono scesi ai minimi pre-pandemia, ma sono ben lontani dai massimi. Anche i costi di trasporto sono scesi del 70%, seppure anch’essi non siano tornati ai minimi pre-pandemia. Il senso di tutto ciò è il seguente: i prezzi massimi scenderanno, tuttavia la base sulla quale verranno calcolati è più alta rispetto agli anni prima della pandemia (comunque non da allarme rosso)

Un esempio più evidente è quello della bolletta energetica del paese Italia , che ammontava a 15 miliardi prima del 2020. Il picco del 24 di agosto di incremento avrebbe comportato per quest’anno una bolletta nazionale di 150 miliardi. Un valore assoluto che avrebbe portato il paese al default. Ma adesso si ipotizza una bolletta energetica tra i 70 e i 90 miliardi, che è comunque cinque volte quella del 2020 ma, anche con difficoltà, gestibile. 

Crescita o recessione? Qual è il bilancio del 2022 e quali sono le previsioni del 2023

L’indice di esposizione al conflitto è un indice complesso e sintetico che aiuta a comprendere, paese per paese, il livello di coinvolgimento e di impatto. L’Italia compare al trentunesimo posto, ma a riprova della disomogeneità europea nell’approccio all’approvvigionamento delle risorse energetiche, basta citare che la Francia è al cinquantatreesimo posto e la Spagna addirittura al sessantaseiesimo. Per comprendere le implicazioni socio-economiche si può partire dalle ipotesi di chiusura della crescita del paese nel triennio 2020-2022. La previsione è alquanto positiva. Infatti il 2022 si chiuderà tra +2,9 (dato dell’UE) e +3,7 (previsione del Governo italiano di novembre). Fuori di numeri, ciò significa che l’anno si concluderà assai positivamente per l’industria e molti settori verticali. L’altro fattore saliente è che l’Italia sta andando molto meglio di Francia e Germania. Si tratta di una notizia quasi da prima pagina. Il quadro per il 2023 è però diverso e secondo alcuni istituti di ricerca i tassi di crescita dell’Italia saranno bassissimi e in alcuni casi anche valori in negativo. Ma ci sono molte incognite che non vengono tenute in considerazione; molte più di quelle di un anno “normale”. Viceversa l’aspetto che preoccupa è quanto morde questo periodo sullo stato di salute delle famiglie italiane. 36 milioni di italiani avranno una riduzione del reddito disponibile a due cifre; parecchio grave per 12 milioni di connazionali. All’atto pratico questo significa che i consumi avranno una grave frenata; ma anche che l’8,8% di famiglie italiane potrebbe ritrovarsi sotto la soglia di povertà (il massimo storico mai toccato). 

Questione di PIL: Made in Italy e investimenti sono i traini della nostra crescita

A questo si lega un problema strutturale che richiederebbe un appello all’intero sistema imprenditoriale, cioè quello dei salari medi. Se trent’anni fa eravamo allineati con la maggior parte dei paesi europei, oggi gli stipendi medi sono meno della metà degli Stati Uniti e l’80% peggio di Inglesi e Francesi. I consumi sono stati fiacchi per 10 anni e questo inficia sulla formula magica del PIL: il 60% del prodotto interno lordo di un paese è infatti costituito dai consumi, quindi non stupisce la gravità di tenere bassi i salari e rischiare un’inflazione a doppia cifra che potrebbe diventare strutturale. Per quanto invece riguarda gli altri fattori che contribuiscono alla crescita del PIL ( investimenti, spesa pubblica e bilancia commerciale) l’Italia è invece in ottima forma. Per quanto riguarda gli investimenti, il New Generation EU ha consentito di ingaggiarli e mobilitarli, la spesa pubblica è partita alla grande con il PNRR. Si tratta di un piano verso la digitalizzazione e che guarda alle future generazioni. Se guardiamo la dinamica del PIL nel periodo pandemico, dopo il crollo, l’Italia ha fatto largamente meglio di tutti gli altri paesi europei e pochi hanno celebrato il fatto che il dato occupazionale ci ha riportato ai livelli pre-pandemia: 23 milioni di lavoratori, anche grazie al turismo.

In questo quadro di crescita non va dimenticato il contributo del Made in Italy: seconda potenza manifatturiera d’Europa e quinto leader mondiale per bilancia commerciale sopra i 100 miliardi di dollari: il nostro export è esploso durante la pandemia. Il Made in Italy è cresciuto del +29% rispetto all’anno precedente nel 2022 e ci avvicineremo ai 700 miliardi di esportazione, un dato mai visto prima e con un’accelerazione ancora più incredibile. Siamo l’unico caso al mondo. Tanto successo è legato ad una “voglia di italianità” diffusa in tutto il mondo.

Il turismo è la cartina tornasole di questa passione internazionale per l’Italia 

Nel 2021 in Italia si è assistito ad una forte ripresa dei flussi turistici, riposizionando il Paese ai vertici dello scacchiere globale:

+41% nel 2021 rispetto al 2020 dopo il calo drastico del -57,6% realizzato durante la pandemia

Gli arrivi totali nel 2021 sono pari a 78,7% del 2019, quota che sale al 90,3% considerando agosto.

Nel trimestre giugno-luglio-agosto 2022, gli arrivi turistici sono pari al 90% di quelli dello stesso trimestre del periodo pre-pandemico (2019).

Meno positivo il dato degli investimenti esteri. Caso unico: allo scoppio della pandemia gli investitori esteri sono scappati dall’Italia, salvo poi riprendere nel 2021. Straordinaria e salvifica è stata inoltre la capacità del governo Draghi di avere una strategia per supplire ai 30 miliardi di metri cubi di gas che importavamo solitamente dalla Russia. Nei prossimi due o tre anni la strategia è chiara e, anche a detta dell’UE, la strategia è tra le migliori presentate. Anche il famoso debito pubblico, nel giro di 6 o 7 anni tornerà prevedibilmente ai valori pre-pandemici; ovviamente solo in caso non sopraggiungano cause esogene. Inoltre non dimentichiamo che gli italiani hanno i primi 1.,3 trilioni cash depositati in banca e le imprese addirittura mezzo trilione. Quindi il paese non è indebitato o in ginocchio. Ovviamente in tutto questo non sono considerate le famiglie sotto la soglia di povertà. Ma nel complesso la situazione dell’Italia consente a De Molli una disamina di ottimismo. 

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