Fringe benefit 2026: raddoppiano le soglie bella bozza di Legge 

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Fringe benefit 2026: nuove soglie, incentivi per l’auto aziendale e vantaggi fiscali per le imprese che puntano su welfare e mobilità sostenibile

L’auto aziendale concessa in uso promiscuo ai dipendenti continua a essere una componente centrale del pacchetto retributivo aziendale, ma la normativa fiscale che la riguarda è ormai in fase di forte trasformazione. Per chi gestisce flotte aziendali, politiche di mobilità o pacchetti retributivi, è fondamentale aggiornarsi sulle nuove modalità di tassazione per i fringe benefit 2026 che stabiliscono una stretta correlazione fra alimentazione del veicolo e impatto fiscale. In questo contesto, il concetto di fringe benefit assume un ruolo strategico perché condiziona il costo reale per l’azienda e l’onere in busta paga del dipendente. L’obiettivo del legislatore è chiaro: favorire la mobilità più sostenibile, alleggerendo la tassazione sui veicoli elettrici e ibridi plug‑in, e rendere meno attrattive le auto termiche. Per le imprese, ciò significa che la scelta dell’auto aziendale non può più essere dettata solo dal brand o dalla categoria, ma deve rispondere a logiche fiscali, di bilancio e di sostenibilità.

Soglie in aumento per i Fringe benefit 2026 e nuovi orizzonti per il welfare aziendale

Parallelamente all’auto aziendale, l’intero comparto dei fringe benefit – i beni e servizi non monetari offerti ai dipendenti – si appresta a un salto significativo. La bozza della Legge di Bilancio 2026 prevede il raddoppio delle soglie di esenzione: si passerà dagli attuali 1.000 euro (per dipendenti senza figli) e 2.000 euro (con figli a carico) a 2.000 e 4.000 euro rispettivamente. Questo intervento non è solo un gesto formale: rappresenta un cambio di passo nella strategia aziendale verso un modello di impresa più attento al benessere delle persone e meno focalizzato sulla sola retribuzione monetaria. In un’epoca in cui il cuneo fiscale frena il potere d’acquisto, i benefit assumono un ruolo concreto e orientato al lungo termine, anche per fidelizzare talenti. Per le aziende che prevedono l’auto aziendale come benefit chiave, questa evoluzione nel welfare aziendale apre margini di azione maggiori: infatti, l’auto in uso promiscuo rientra fra le forme più rilevanti di fringe benefit.

Tassazione auto aziendale: come cambia il calcolo del benefit

Dal 1° gennaio 2025 è in vigore un nuovo regime di tassazione per le auto aziendali concesse in uso promiscuo. Il fulcro del calcolo è la base imponibile: si parte dal costo chilometrico convenzionale determinato dalle tabelle ACI per 15.000 km annui, quindi si applica una percentuale variabile in base all’alimentazione del veicolo. Nello schema attuale: 10% per auto elettriche, 20% per ibride plug‑in, 50% per veicoli tradizionali a benzina o diesel. Questo switch dall’originario sistema basato sulle emissioni di CO₂ rende chiara la direzione fiscale: le aziende che concedono veicoli ecologici ottengono un doppio beneficio: minore tassazione per il dipendente e minore costo fiscale indiretto per l’azienda. In una simulazione riportata da fonti specializzate, per un’auto plug‑in si ottiene un fringe benefit tassabile più basso rispetto a un diesel tradizionale, confermando come il veicolo a trazione convenzionale sia ormai “meno competitivo” se non giustificato da esigenze operative ulteriori.

Impatti sui costi aziendali e sulla governance delle auto in flotta

Le implicazioni sono molteplici. Per il dipendente, maggiore tassazione significa potenziale calo del valore netto percepito del benefit; per l’azienda, l’uso strategico dell’auto deve essere ridefinito in chiave fiscale e operativa. È necessario rivedere i criteri di assegnazione, valutare l’effettivo utilizzo dei veicoli e l’impatto in termini CO₂, nonché integrare strumenti di monitoraggio per tracciare l’uso privato e quello professionale. Le aziende che gestiscono flotte aziendali numerose (come compagnie di vendita, assistenza tecnica o servizi sul campo) dovranno modellare nuove policy, tenere conto del costo fiscale delle auto e considerare alternative come noleggio a lungo termine, veicoli full electric o modelli plug‑in con percentuali agevolate più favorevoli. Inoltre, la gestione del fringe benefit deve integrarsi con la strategia aziendale di sostenibilità e mobilità, perché le scelte di auto non sono più solo operative: sono un asset strutturale.

Auto aziendale e benefit sostenibili: lo scenario ESG e l’impatto Scope 3

Uno degli elementi chiave che nel 2026 peseranno sulle scelte aziendali non è solo la fiscalità, ma la crescente attenzione ai criteri ESG (ambientali, sociali e di governance). L’auto aziendale, infatti, rientra pienamente tra le fonti di emissioni indirette di tipo Scope 3. Secondo l’ultima bozza di revisione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), dal 2025-2026 le imprese medio-grandi saranno chiamate a rendicontare in modo sempre più preciso anche gli spostamenti dei dipendenti, soprattutto se legati a benefit aziendali o mobilità indotta.
Optare per auto elettriche o ibride plug-in come fringe benefit non è dunque solo un tema fiscale: è un investimento reputazionale e strategico. Significa ridurre l’impronta di carbonio e costruire un modello di impresa compatibile con le aspettative degli stakeholder, dei partner internazionali e dei nuovi bandi pubblici che premiano le aziende a basso impatto ambientale. Un piano fringe benefit ben strutturato e sostenibile diventa quindi un asset anche per l’accesso a finanziamenti, gare d’appalto e collaborazioni di lungo periodo.

Benefit, benessere e attrattività: il mix vincente per trattenere i talenti

C’è poi una dimensione meno evidente ma decisiva: quella della fidelizzazione. I fringe benefit rappresentano una leva fondamentale per attrarre e trattenere professionisti qualificati, soprattutto nelle fasce medio-alte. L’auto aziendale, in particolare, resta uno dei benefit più apprezzati, soprattutto se associata a una gestione flessibile e digitale (ad esempio tramite app, car sharing interno o smart mobility wallet).
Secondo il report Edenred 2024il 65% dei dipendenti italiani ritiene che la presenza di benefit strutturati incida sulla decisione di restare in azienda. Inoltre, l’erogazione di fringe benefit legati alla mobilità – auto, rimborsi trasporto pubblico, e-bike o buoni carburante – è direttamente collegata a una percezione di care aziendale, ossia attenzione reale al benessere del lavoratore.

Le imprese che vogliono rafforzare l’employer branding dovrebbero guardare alla travel policy e alla policy benefit non come un vincolo, ma come una straordinaria opportunità per raccontare il proprio valore.

Perché richiedere una consulenza personalizzata per la Manovra 2026

Alla luce di queste evoluzioni normative e fiscali, riteniamo che un supporto specialistico sia essenziale per tradurre la compliance in opportunità. Una consulenza personalizzata aiuta a:

  • mappare la flotta, verificare veicoli assegnati in uso promiscuo, valutare l’ammissibilità alle percentuali agevolate;
  • progettare un piano fringe benefit che integra auto aziendali, buoni pasto, servizi welfare e monitoraggio fiscale, in linea con le nuove soglie 2026;
  • stimare l’impatto concreto sul bilancio aziendale per 2026‑2027, sia lato dipendente (busta paga) che lato azienda (costo totale veicolo, deducibilità, benefit);
  • supportare la scelta di veicoli ecosostenibili (full electric/plug‑in) che massimizzano il beneficio fiscale e avvantaggiano la policy di mobilità sostenibile.

Il 2026 segnerà un passaggio decisivo tra una mobilità aziendale “a silos” e una gestione integrata dei fringe benefit. La normativa è in evoluzione, il fisco cambia, le aspettative dei dipendenti aumentano. Ma chi sa interpretare questi segnali può trasformare un obbligo in un vantaggio competitivo.
Ecco perché è il momento giusto per fare chiarezza con l’aiuto di chi conosce a fondo sia la normativa fiscale che le dinamiche della mobilità d’impresa.

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Photo credit: Pavel Danilyuk

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