Sommario
ToggleCome affrontare le sfide dell’ultimo miglio nella città compatta tra ZTL, green delivery, cargo bike e nuovi modelli di logistica aziendale sostenibile
Nelle città compatte, quelle dove tutto sembra essere a portata di mano e gli spazi si restringono per lasciare il posto a persone, biciclette e alberi piantati nei marciapiedi, la mobilità cambia pelle. E con essa, cambia anche la logistica. Sì, perché se è vero che nelle compact cities ci si muove più facilmente a piedi o in bici, è altrettanto vero che le merci – pacchi, documenti, materiale tecnico, piccoli rifornimenti – devono pur sempre arrivare a destinazione. Magari nel centro storico, in una ZTL strettissima, dove il camion aziendale non ha proprio intenzione di passare. Ed è qui che inizia la vera sfida dell’ultimo miglio.
Quando pochi metri fanno la differenza
Ultimo miglio: due parole che suonano innocue, quasi poetiche. Ma per chi lavora nella logistica urbana, rappresentano uno degli snodi più complessi da gestire. Non parliamo solo di corrieri e grandi piattaforme, ma anche di aziende che ogni giorno devono spedire o ricevere qualcosa: un campione urgente da mandare in laboratorio, un documento da firmare e recapitare in sede, una piccola scorta per il corner promozionale di domani. In una città compatta, quei pochi metri finali che separano il punto di ritiro dal destinatario diventano una questione di efficienza, sostenibilità e – perché no – anche d’immagine.
Se fino a qualche anno fa le imprese si affidavano a un furgone diesel che “faceva il giro”, oggi le cose non funzionano più così. Le ZTL sono sempre più rigorose, gli orari di accesso si restringono, le emissioni contano e l’attenzione alla mobilità sostenibile è diventata non solo una questione etica, ma anche economica. La logistica aziendale deve quindi reinventarsi, e l’ultimo miglio è diventato il campo di battaglia su cui si gioca una parte importante della partita.
Cargo bike, l’alternativa che non ti aspetti
Per molti mobility manager, la cargo bike è ancora una creatura mitologica: l’hanno vista girare nei centri delle grandi città europee, la conoscono come icona del delivery green, ma non l’hanno mai considerata davvero un’opzione concreta per la propria azienda. E invece dovrebbero. Perché nei contesti urbani compatti, dove le distanze sono contenute e la velocità media degli spostamenti in auto è ridicola, la bici da carico si rivela sorprendentemente efficace.
Una cargo bike elettrica può trasportare fino a 200-250 kg di materiale, entra nelle ZTL senza problemi, parcheggia ovunque e consuma… praticamente niente. Non serve patente, è agile nel traffico, e – cosa da non sottovalutare – trasmette un messaggio molto forte: siamo un’azienda attenta, pulita, moderna. In un momento in cui le imprese cercano di comunicare il proprio impegno ESG anche attraverso la logistica, la bicicletta con il logo aziendale che sfreccia tra le vie del centro diventa uno strumento di branding potente quasi quanto una campagna pubblicitaria.
Hub di prossimità: meno chilometri, più efficienza
Ma se la cargo bike è il mezzo, la strategia è fatta anche di luoghi. E qui entrano in gioco i cosiddetti hub di prossimità: piccoli centri di smistamento urbani, spesso collocati in zone nevralgiche ma accessibili, che permettono di “spezzare” la filiera logistica tradizionale e avvicinare la merce al destinatario. Il concetto è semplice: invece di far arrivare un furgone dal magazzino di periferia fin sotto l’ufficio del cliente, si sposta la merce in un punto intermedio (vicino al centro, in zona mista, magari dentro un parcheggio multipiano), da cui parte una seconda fase di consegna – più leggera, più sostenibile, più veloce.
La micromobilità è la chiave per superare le criticità dell’ultimo miglio nella compact city. Alcuni comuni stanno iniziando a integrarli nei PUMS e nei progetti di rigenerazione urbana. In altri casi, sono le aziende stesse – o le piattaforme di delivery – a investire in spazi condivisi per gestire logistica dell’ultimo tratto.
Per un mobility manager, monitorare o addirittura proporre accordi con hub locali può significare ottenere consegne più puntuali, flussi meno caotici nei pressi dell’ufficio e perfino ridurre i costi.
Veicoli elettrici leggeri: la nuova flotta urbana
Naturalmente, non tutto si può consegnare in bici. Quando le dimensioni aumentano o le urgenze si fanno più stringenti, entrano in gioco i veicoli elettrici leggeri: furgoncini, quadricicli, van compatti a batteria. Anche questi sono perfetti per l’ambiente urbano denso: si muovono in silenzio, non emettono CO₂, e sono spesso autorizzati ad accedere nelle ZTL o parcheggiare temporaneamente per la consegna.
Per le aziende che hanno una flotta propria o che gestiscono un parco veicoli condiviso tra più sedi, il passaggio al full electric urbano rappresenta oggi una delle strade più battute. Ma attenzione: non si tratta solo di cambiare alimentazione. Bisogna anche rivedere le tratte, le modalità di carico e scarico, la pianificazione degli itinerari, magari con l’aiuto di software intelligenti.
Un mobility manager preparato non si limita a “mettere in flotta” veicoli elettrici, ma ragiona in ottica sistemica: la sostenibilità non è solo una questione di carburante, ma anche di processi.
La logistica vista dall’interno: cosa può fare un’azienda
In tutto questo discorso, il ruolo dell’azienda non è affatto passivo. Al contrario, molto dipende da come viene organizzato il sistema interno delle consegne. Alcune imprese, per esempio, si stanno dotando di centri ricezione interni con orari controllati, dove il materiale arriva una volta al giorno e viene poi distribuito ai vari uffici. Altre stanno implementando piattaforme digitali per tenere traccia delle consegne, evitare i doppi viaggi e ridurre i tempi di attesa.
In certi contesti – pensiamo a sedi aziendali con più reparti, centri commerciali, ospedali, campus – è utile introdurre figure ibride, che gestiscano i flussi logistici insieme al facility management. In altri casi ancora, si punta sulla sensibilizzazione del personale: evitare che ognuno ordini da solo, in modo scoordinato, può fare la differenza tra una logistica efficiente e un caos quotidiano.
Il mobility manager, in questo, può e deve diventare il punto di riferimento per una logistica urbana integrata, che non si limiti a pensare agli spostamenti delle persone, ma consideri anche il movimento delle cose.
ZTL, regolamenti, tempi: l’urbanistica come alleato (o ostacolo)
Infine, non si può parlare di logistica aziendale urbana senza affrontare il tema del quadro normativo. Ogni città ha regole diverse per gli accessi, gli orari, i mezzi autorizzati. E spesso queste regole cambiano in fretta, senza una comunicazione davvero efficace. Per chi gestisce la mobilità in azienda, stare al passo diventa una corsa a ostacoli: oggi puoi consegnare alle 11, domani solo dalle 6 alle 8, dopodomani con permesso speciale e dopo ancora… solo se hai il bollino verde.
Qui il consiglio è uno solo: crea un canale diretto con gli uffici mobilità del Comune, segui gli aggiornamenti, partecipa ai tavoli di consultazione, se esistono. Perché conoscere in anticipo una modifica alle regole può significare evitare disservizi, costi extra, clienti scontenti.
Anche qui, il ruolo del mobility manager diventa strategico: chi si muove bene nella giungla normativa cittadina può aiutare l’azienda a restare agile, pulita e puntuale. E magari a influenzare positivamente le politiche urbane, portando in Comune la voce di chi la città la vive ogni giorno… e ci lavora.
Ultimo miglio, ma prima responsabilità
La sfida dell’ultimo miglio nella compact city è solo apparentemente una questione logistica. In realtà è un concentrato di mobilità, sostenibilità, tecnologia e organizzazione. Richiede visione, collaborazione e voglia di cambiare approccio. E soprattutto, richiede una figura che sappia guardare oltre il parcheggio aziendale o il badge d’ingresso.
Quel qualcuno sei tu, mobility manager. Perché se il primo chilometro è quello che i tuoi colleghi percorrono ogni mattina da casa all’ufficio, l’ultimo miglio è quello che completa – o inceppa – la macchina invisibile della produttività. E se lo affronti bene, è un piccolo tratto che porta molto lontano.
Cargo bike, hub urbani, flotte leggere: tante soluzioni, ma da dove si comincia? Se vuoi davvero trasformare la mobilità della tua azienda, affidati a chi lo fa ogni giorno. Scopri i servizi di consulenza in mobility management di Travel for Business.
Photo credit: Mr Alex Photography