Micromobilità e TPL: la soluzione di Roma Capitale per l’ultimo miglio

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L’ultimo numero del nostro magazine, uscito questo mese, è stato dedicato alla mobilità sostenibile sulle strade italiane. Tra servizi cittadini e aziendali, progetti urbani e testimonianze, abbiamo delineato un quadro da cui emerge chiaramente un sentimento di responsabilità condivisa sempre più sentita e trasversale. Merito anche delle pressioni pubbliche e di una santa competitività aziendale, la transizione verso la mobilità sostenibile sembra aver imboccato finalmente la strada giusta, ma ancora un po’ impervia. Innanzitutto questo cambiamento richiede uno sforzo collettivo e sacrifici individuali, a partire dal cambiamento delle abitudini quotidiane di ognuno di noi. Rinunciare alla comodità dell’auto individuale per il bene del pianeta è una scelta che ha bisogno di incentivi concreti, oltre ai più che validi motivi etici. Per questo aziende e Amministrazioni Pubbliche mettono pianificano strategie e mettono in campo piani di incentivazione per spingere dipendenti e cittadini a sperimentare soluzioni di spostamento più sostenibili (e anche convenienti) che consentono di vivere meglio la città. 

Ecco perché, in linea con il topic del nostro magazine, vogliamo continuare ad approfondire questo argomento così attuale eppure non così scontato. In particolare abbiamo chiesto ad Andrea Pasotto, Mobility Manager di Area di Roma Capitale, di raccontarci in che maniera l’amministrazione capitolina sta intervenendo sul fronte della micromobilità. Gli obiettivi che si è posta la Capitale rientrano nel programma ‘Vision Zero’ e puntano a ridurre i decessi e i feriti gravi sulle strade del 20% entro 3 anni e del 50% entro 10 anni. Si lavora quindi sui punti stradali pericolosi, i cosiddetti “black points”, sulla realizzazione di nuove isole ambientali e sulla progressiva estensione del limite di velocità a 30 km/h lungo la viabilità secondaria. Il fine è anche quello di avere una città più a misura di uomo che stimoli la scelta della mobilità dolce e che sia sostenibile rispetto all’uso dell’autovettura, con particolare riferimento agli spostamenti brevi quali quelli del primo o ultimo miglio. 

Quanto sta puntando Roma sulla mobilità dell’ultimo miglio?

I nuovi regolamenti in fatto di micromobilità in sharing garantiscono una migliore integrazione tra mezzi in sharing e trasporto pubblico. Ad esempio, gli abbonati a Metrebus già oggi possono usufruire gratuitamente di di bici o monopattini in sharing per un totale di ottanta corse al mese. Si tratta di un servizio introdotto per incentivare ulteriormente il ricorso ad una mobilità più sostenibile, semplificando gli spostamenti del primo e dell’ultimo miglio che invece solitamente rappresentano i tragitti più complicati per gli utenti. Integrare la micromobilità con il trasporto pubblico è una vera rivoluzione urbana. Sempre per gli abbonati al trasporto pubblico a Roma sono disponibili gratuitamente le bike box, cioè strutture chiuse posizionate presso i principali nodi metropolitani dove gli utenti potranno parcheggiare le proprie biciclette tradizionali o a pedalata assistita. 

Roma è una grande città. In che maniera la progettualità della mobilità sostenibile include anche le periferie?

Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) di Roma Capitale traccia un percorso di sviluppo integrato dei sistemi di mobilità della città, guardando alle esigenze di spostamento dell’intera città. L’obiettivo è trattare i temi della mobilità a diversi livelli in modo organico, senza trascurare proprio le periferie. La progettazione delle nuove infrastrutture procede speditamente. Parlando ad esempio dei nuovi servizi tranviari che connetteranno efficacemente anche le aree periferiche con il centro ed i sistemi metro/ferroviari, sono state progettate quattro tranvie finanziate per andare progressivamente in attuazione. Ad esse seguono altri sette progetti tranviari già avviati.

Parlando di micromobilità e periferie, il nuovo regolamento dei monopattini ed e-bike in sharing orienta i gestori ad una distribuzione più equa sul territorio comunale. La copertura del servizio prevede un limite massimo nelle aree del Centro e un limite minimo nelle aree più periferiche. In altre parole, la distribuzione del servizio deve prevedere: la presenza di una flotta minima di 12 mezzi per chilometro quadrato per i monopattini e di 6 per chilometro quadrato per le e-bike nelle aree periferiche.

I monopattini sono una risorsa, ma allo stesso tempo un problema per il traffico urbano. Cosa prevede il nuovo regolamento per i monopattini?

Il nuovo regolamento prevede vincoli stringenti sia per i gestori e che per gli utilizzatori. L’obiettivo è spingere all’uso dei mezzi con attenzione per ridurre drasticamente il numero di incidenti stabilendo regole nette sulle velocità, sull’uso attento dello spazio pubblico, sul tracciamento dei mezzi e anche dei conducenti. La velocità massima è regolata sui 20 km/h per i monopattini e 25 km/h per le bici, che scendono a 6 km/h nelle aree pedonali. L’iscrizione è riservata agli over 18. Sono previste aree dedicate al rilascio dei veicoli con obbligo di fotografia del parcheggio a fine noleggio. E’ infine in corso di realizzazione la targatura metallica dei mezzi.

In qualità di Mobility Manager di Area di Roma Capitale, ha un filo diretto con i suoi corrispettivi aziendali. Quali sono le principali criticità individuate dai Mobility Manager aziendali sul territorio?

In linea generale le richieste rivolte all’ufficio del Mobility Manager di Area che coordino sono prevalentemente per migliorare servizi di trasporto pubblico; soprattutto spostamento di fermate o potenziamento delle linee in alcune fasce orarie. Ricevuta la segnalazione, ci coordiniamo con i colleghi che curano la pianificazione dei servizi per una verifica sulla base dei nostri database e, se opportuno, attiviamo le misure correttive. Talvolta ci giungono richieste di installazione di rastrelliere, colonnine di ricarica elettrica o relative a problematiche di sicurezza stradale e anche in questi casi valutiamo e, se possibile o necessario, interveniamo.

Quanto e come la tecnologia è oggi al servizio degli utenti che devono barcamenarsi tra ingorghi, deviazioni ed eventi soprattutto nelle ore di punta? In altri termini, esistono delle piattaforme MaaS per i cittadini?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dedica una parte degli investimenti per un totale di 40 milioni di euro (più 16,9 milioni aggiuntivi stanziati dal Fondo Complementare) proprio al progetto “Mobility as a Service for Italy”, di cui il Dipartimento per la trasformazione digitale di Roma Capitale (DTD) è soggetto attuatore, con il supporto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT).

l MaaS (Mobility as a Service), come noto, sono un nuovo modello di business per l’erogazione di servizi di trasporto, i quali prevedono un abbonamento mensile a forfait che consente – solitamente tramite un’app – l’utilizzo di un insieme di sistemi pubblici e privati. L’essenza del modello MaaS risiede in una transizione concettuale: si va dall’idea di mobilità come “spostamento” da un punto A ad un punto B all’idea di mobilità come “pianificazione” in prima persona selezionando il servizio da utilizzare al bisogno e pagando con un abbonamento o in base all’effettivo utilizzo (pay per use). Roma Capitale ha avviato la sperimentazione dell’uso dei servizi MaaS da parte dei cittadini e la prontezza del mercato per questi servizi, al fine di migliorarne la qualità e renderli disponibili a livello nazionale. Grazie ai dati uniformati e normalizzati resi disponibili dagli operatori di trasporto, i MaaS Operators possono offrire servizi migliori ed efficienti agli utenti.

La fase sperimentale a Roma è terminata il 30 novembre 2023 e permetteva agli utenti di candidarsi compilando il questionario disponibile sul sito e seguire le istruzioni che ricevevano via e-mail a conferma della loro partecipazione. Gli utenti che completeranno un viaggio e forniranno una valutazione del servizio potranno beneficiare di una serie di incentivi fino al 31/12/2023.

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