Uber fa pace con Google, il nuovo CEO lancia segnali di cambiamento

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C’era una volta UBER, l’aggressivo sul mercato, spesso poco conciliante e propenso a trovare soluzioni mediate con gli avversari, fossero questi i tassisti, i propri dipendenti o i Governi Nazionali dei singoli Stati. Partiva lancia in resta e cercava di appropriarsi di tutto quello che gli interessava a suon di dollari, cause e ricorsi. Ma ahimè, ne è uscito spesso con le ossa rotte, vedi in Cina e in Europa.

LE DICHIARAZIONI DEL CEO

Oggi Khosrowshahi CEO di Uber, come riportato dal Corriere della Sera  afferma: “il mio lavoro è impostare il percorso che questa azienda percorrerà in futuro: innovare e crescere con responsabilità, e allo stesso tempo riconoscere e correggere gli errori del passato. Nel farlo, voglio esprimere tutto il mio rammarico per ciò che mi ha portato a scrivere queste parole». Per fare chiarezza, ha aggiunto l’ad, «mentre non crediamo che segreti industriali possano aver raggiunto Uber direttamente da Waymo, né crediamo che Uber abbia utilizzato alcuna informazione proprietaria di Waymo sulla tecnologia della guida autonoma, stiamo prendendo provvedimenti accanto a Waymo per assicurare che il nostro Lidar e il nostro software siano esclusivamente frutto del nostro buon lavoro. Non posso cancellare il passato, ma posso impegnarmi, a nome di ogni dipendente Uber, che da questo ultimo impareremo e che rappresenterà un punto da cui partire per le nostre azioni future.

La lite in famiglia tra Google e Uber

Al di là della vicenda in se, che vedeva Alphabet e Waymo da una parte, accusare UBER di aver acquisito Otto, la società fondata dall’infedele dirigente Google che, dopo aver rubato 14 000 file sulle auto a guida autonoma, li rivendeva attraverso appunto la neonata Otto a UBER per 680mil. di dollari, la quale sfruttandone la conoscenza riportava un vantaggio competitivo sulla concorrenza. Volendo considerare poi, a tutti gli effetti, questa una lite in famiglia; in quanto la stessa Google è un grande azionista di UBER avendo investito nella società nel 2013, 280mil. di dollari, la vicenda pertanto, non poteva che risolversi trovando una soluzione come si fa tra fratelli, quando si litiga per il pallone, con una mediazione che vede: il versamento di 245mil. di dollari da parte di UBER e una serie di patti non ancora noti, che vedranno le società collaborare insieme per la progettazione e gestione delle auto a guida autonoma e i correlati servizi.

Il cambio di rotta e della comunicazione di Uber

Quello che però mi interessa, come osservatore, cogliere e far notare dalla vicenda è il differente approccio e le dichiarazioni di Dara Khhosrowshahi. Il tono della comunicazione e l’indicazione ai mercati e ai terzi che segnano una vera svolta nella gestione della società. Posizioni più concilianti e di buon senso, la volontà di collaborare con le realtà economiche presenti sui territori, e con i Governi nazionali, si sono registrate più volte negli ultimi mesi, dopo il cambio della guida societaria, ma, mancava sempre la controprova che alle parole si passasse ai fatti e oggi credo sia arrivata.

La grande attenzione mediatica data alla vicenda da parte di tutti i media e i canali social, magari anche creata a proposito, hanno dato l’occasione a UBER di segnare una forte discontinuità con il passato e la gestione arrembante di Kalanick, in considerazione della futura necessità di potersi sedere ai tavoli di negoziazione con una nuova veste, più vicina alle politiche di Google, la quale si è sempre presentata come la parte buona, il buon amico, che trova nuove soluzioni persuadendo e non aggredendo il mercato. Politica questa che, è innegabile da chiunque, ha dato ragione a Google visto il posizionamento di oggi sul mercato della società.

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