La vittoria di Trump alle elezioni presidenziali e la linea più rigida sull’immigrazione hanno introdotto nuove sfide per i Travel Manager che gestiscono le trasferte del personale tecnico negli Stati Uniti. Sempre più spesso, infatti, i tecnici in viaggio per attività di installazione, manutenzione o supporto riportano difficoltà all’ingresso negli USA: controlli approfonditi, domande incalzanti e un generale clima di sospetto da parte degli operatori di frontiera.
Un segnale evidente dell’inasprimento dei controlli è stato il recente raid dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement) nello stabilimento Hyundai in Georgia, dove ben 300 tecnici coreani sono stati deportati per aver svolto attività non compatibili con il visto utilizzato per entrare nel Paese.
In questo scenario diventa fondamentale conoscere con precisione il funzionamento del visto B1, ovvero il visto business necessario per il personale tecnico trasfertista che svolge attività specifiche negli Stati Uniti.
Sommario
ToggleESTA o Visto B1? Le differenze
Come spiegato in un nostro articolo precedente, la richiesta di entrare con un visto non viene fatta perché ci sia una differenza sostanziale tra questo e l’ESTA ma semplicemente perché il fatto di avere un visto sul passaporto è una rassicurazione per l’immigration officer che un funzionario abbia visionato i documenti e abbia stabilito che l’attività da svolgere negli USA sia permessa e questo lo predispone certamente in maniera differente rispetto a chi arriva con un ESTA che è stato fato in pochi minuti dal proprio computer.
Ottenere il B1, tuttavia, richiede una preparazione accurata.
Requisiti fondamentali per ottenere il visto B1 tecnico
Per qualificarsi al visto B1 per personale tecnico, devono verificarsi contemporaneamente queste condizioni:
- Il macchinario o l’apparecchiatura su cui intervenire deve essere stata prodotta fuori dagli USA.
- L’azienda produttrice deve dimostrare la vendita del prodotto a un’azienda americana, tramite contratto o purchase order.
- L’installazione o la manutenzione deve essere parte integrante della vendita, o prevista da garanzia o da un piano di manutenzione programmata.
- Il personale inviato deve possedere competenze specialistiche non reperibili presso personale locale.
- Il tecnico deve rimanere dipendente dell’azienda italiana e non può ricevere compensi dall’azienda americana.
Durante il colloquio consolare è essenziale presentare documenti che dimostrino chiaramente la presenza di tutti questi requisiti.
Il visto B1 può essere concesso fino a 10 anni, con ingressi multipli, a discrezione del funzionario consolare.
Perché molte richieste di visto B1 vengono rifiutate
Le casistiche reali non sono sempre lineari: subappalti, contratti complessi, supporto post-vendita o installazioni condivise possono creare dubbi nei funzionari consolari.
Poiché il colloquio dura pochi minuti, una documentazione incompleta o mal presentata può portare facilmente al rifiuto del visto.
Per questo motivo è consigliabile affidarsi a un professionista esperto in visti e immigrazione USA, in grado di:
- interpretare correttamente la situazione;
- predisporre la documentazione necessaria;
- preparare il personale al colloquio.
Il caso delle aziende italiane con filiali negli USA
Quando un’azienda italiana ha anche una filiale americana, i consolati prestano ancora maggiore attenzione.
Il principio generale dell’immigrazione USA è che:
Se un prodotto viene venduto dalla filiale americana, l’installazione dovrebbe essere eseguita da personale tecnico americano.
Tuttavia, esistono eccezioni e situazioni giustificabili — ad esempio competenze specifiche non disponibili negli USA. In questi casi, è fondamentale predisporre una documentazione adeguata per spiegare l’esigenza dell’invio di tecnici dall’Italia.
Formare i tecnici: una necessità strategica
Oltre alla parte burocratica, è essenziale che i tecnici siano formati su:
- cosa dichiarare all’immigrazione;
- come rispondere correttamente alle domande dei funzionari;
- quali documenti portare con sé (lettere di invito, contratti di assistenza, purchase order, garanzie).
Una preparazione errata può portare al respingimento in frontiera, con danni economici e reputazionali significativi.
Perché collaborare con un consulente visti
In un contesto in cui i controlli sono sempre più severi, una consulenza specializzata può:
- prevenire errori nella richiesta di visto;
- ridurre il rischio di respingimenti;
- tutelare l’azienda da costi imprevisti e perdita di immagine;
- supportare il Travel Manager nella gestione delle trasferte internazionali.
Oggi più che mai, avere personale preparato sui visti e sulle regole di ingresso negli USA è un vantaggio competitivo per tutte le aziende che lavorano nei mercati globali.











