Strategia di mobility management: asset strategici da ripensare

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Come sta cambiando il mondo della mobilità aziendale? Quali siano gli asset critici da rivedere per trasformare strategia di mobility management da inserire nel PSCL? Oggi le aziende non possono più limitarsi a rispettare le scadenze: servono strategie più integrate, processi semplificati e strumenti digitali che mettano i dati al centro delle decisioni. In questo white paper analizziamo quattro priorità operative e apriamo nuove prospettive per chi vuole portare la mobilità aziendale a un livello superiore.

Questionario annuale o profilo di mobilità?

Ogni anno il questionario viene distribuito, ogni anno si raccolgono risposte e, spesso, ogni anno il mobility manager si ritrova a ricominciare da capo. Se il tasso di risposta cala, i dati diventano sempre meno affidabili. Questa dinamica rischia di trasformare la raccolta dei questionari in un obiettivo a sé, sottraendo tempo alla progettazione di soluzioni. Ecco perché una svolta potrebbe essere passare a profili di mobilità individuali costantemente aggiornati, gestiti tramite piattaforme digitali che automatizzano la raccolta e la gestione dei dati nel corso dell’anno. Così il mobility manager potrà finalmente liberarsi dal ciclo infinito delle survey e concentrarsi su ciò che genera valore: progetti concreti, misurabili e orientati ai bisogni reali dei dipendenti.

Dall’analisi isolata all’integrazione tra domanda e offerta

Molti PSCL si limitano a fotografare i servizi di mobilità disponibili intorno alla sede aziendale, ma questa visione parziale non basta più. Per disegnare strategie efficaci è necessario integrare la domanda con l’offerta: partire dai luoghi di residenza dei dipendenti, analizzare i loro profili di mobilità e confrontarli con infrastrutture e servizi presenti sul territorio. Solo così si può sapere, ad esempio, quanti lavoratori avrebbero già alternative sostenibili disponibili e non le usano, e quanti invece vivono in zone poco servite che richiedono soluzioni dedicate come navette aziendali, car pooling o convenzioni con il trasporto pubblico. Questo approccio integrato consente di creare politiche mirate, evitando interventi generici che non portano risultati. L’obiettivo è ottimizzare risorse, massimizzare l’efficacia e dare ai dipendenti soluzioni davvero praticabili.

Dall’outsourcing totale alla gestione interna strategica

Automatizzare e delegare alcune attività, come la raccolta ed elaborazione dei dati, è una scelta intelligente. Affidare la gestione della mobilità a consulenti esterni potenzia l’efficacia stessa del mobility manager se i piani sviluppati insieme non sono standardizzati ma ritagliati sulle esigenze del cliente e quindi aderenti alle specificità del contesto aziendale. Questo significa trovare un nuovo equilibrioLa vera sfida è rafforzare le competenze interne, formare figure dedicate, dotarle di strumenti tecnologici e utilizzare i consulenti come abilitatori, non come sostituti. In questo modo, il mobility management diventa un asset strategico allineato agli obiettivi ESG, alle esigenze dei dipendenti e alla visione aziendale.

Modello unico per la trasmissione dei dati

Un altro nodo critico è la mancanza di uno standard tecnico per la trasmissione dei dati ai Mobility Manager di Area. Ogni Comune richiede formati e modalità diverse, trasformando quella che dovrebbe essere un’attività di routine in un puzzle burocratico. Per le aziende con più sedi sul territorio nazionale, questo comporta un enorme dispendio di tempo e risorse, sottraendo energie a iniziative di maggior valore. Nonostante le linee guida ministeriali definiscano i contenuti minimi dei PSCL, l’assenza di un protocollo unico moltiplica le complessità. La soluzione passa per piattaforme interoperabili e processi unificati, capaci di semplificare la consegna dei dati e liberare tempo per attività strategiche come l’analisi e la pianificazione di soluzioni innovative. 

Dai dati storici ai modelli predittivi: anticipare la domanda di mobilità

Un cambio di passo decisivo per il 2025 sarà l’adozione di strumenti di data analytics avanzata. Finora il PSCL si è basato su dati storici, fotografando il passato, ma per rispondere alle nuove sfide serve guardare avanti. Le piattaforme più evolute permettono di costruire modelli predittivi che aiutano i mobility manager ad anticipare le esigenze future. Pensiamo a un’azienda che adotta un modello di lavoro ibrido: sapere con anticipo quali giornate avranno picchi di presenze in ufficio significa ottimizzare navette, parcheggi e risorse condivise. Questo approccio proattivo trasforma il mobility manager in un architetto della mobilità aziendale, capace di prevedere criticità e sfruttare al massimo le opportunità.

PSCL ed ESG: collegare mobilità e sostenibilità

Gli spostamenti casa-lavoro sono sempre più al centro delle strategie di sostenibilità aziendale. Integrare il PSCL con gli obiettivi ESG permette non solo di migliorare la mobilità interna, ma anche di quantificare l’impatto ambientaledelle scelte adottate. Misurare quante emissioni si risparmiano grazie a iniziative di car pooling, bike sharing o incentivazione del trasporto pubblico consente alle aziende di rendicontare risultati concreti e migliorare il proprio posizionamento reputazionale. Per i mobility manager, questo significa avere un ruolo chiave non solo nella logistica interna, ma anche nella strategia di sostenibilità e nella costruzione di un employer branding più solido e attrattivo.

La collaborazione tra aziende come leva di innovazione

Le sfide della mobilità urbana non si risolvono più agendo in solitaria. Sempre più imprese stanno creando alleanze interaziendali per sviluppare soluzioni comuni: navette condivisehub di car sharing e accordi con i gestori di trasporto locale per aumentare le corse nelle fasce critiche. Questa logica collaborativa genera benefici concreti: riduce i costi, migliora l’accessibilità e rafforza la capacità di dialogare con le amministrazioni pubbliche. Per i mobility manager, significa assumere un ruolo nuovo: diventare mediatori strategici tra aziende, territorio e istituzioni, contribuendo a costruire una mobilità più sostenibile ed efficiente per tutti.

Verso un approccio “one-stop” per la mobilità aziendale

Il futuro del mobility management passa dalla gestione integrata. Oggi i diversi strumenti — parcheggi, flotte aziendali, abbonamenti TPL, sharing mobility — vengono spesso amministrati in silos separati, generando inefficienze e sprechi. L’obiettivo per il 2025 è arrivare a piattaforme uniche in grado di centralizzare tutto: prenotazioni dei posti auto, gestione delle flotte, incentivi per la mobilità dolce e monitoraggio delle emissioni. Questa visione “one-stop” consente di avere una panoramica completa dei comportamenti di mobilità, dei costi e delle risorse, mettendo il mobility manager nella condizione di prendere decisioni basate sui dati e di guidare la trasformazione in modo strategico.

Photo credit: Kelly

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