Mobilità urbana e smart working: gli effetti vicini a noi del lavoro da remoto

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La pandemia ha lasciato in eredità un nuovo rapporto tra mobilità urbana e smart working. Le nuove abitudini segnano un calo nel TPL e nella mobilità in sharing

La pandemia sembra un ricordo ormai già molto lontanto, eppure alcuni dei suoi effetti o meglio delle abitudini maturate durante quei mesi sono sopravvissute influenzando il nostro modo di concepire innanzitutto le città e il lavoro. Anche se in questi giorni scadono le ultime deroghe introdotte dai Decreti durante la pandemia e si torna al contratto aziendale, alcune conquiste culturali sembrano più o meno consolidate. Pensiamo allo smart working. La modalità da remoto ha infatti cambiato il nostro modo di porci rispetto al lavoro, rivendicando un work-like balance sempre più attento al benessere dei dipendenti, fisico e mentale. Ma lo smart working sta anche ridisegnando il traffico nelle città e non smette di influenzare le abitudini di spostamento delle persone, orientate verso spostamenti brevi e locali. Sulla base dei dati diffusi dall’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano, vediamo quindi qual è ofggi il rapporto tra mobilità urbana e smart working.

Il numero di lavoratori da remoto è cresciuto notevolmente dal 2019 al 2023. Le aziende di trasporto pubblico locale sono state spinte a implementare sistemi organizzativi e commerciali più flessibili per rispondere a un calo nei volumi di mobilità. Ad esempio, le aziende di TPL hanno iniziato a sperimentare soluzioni innovative come il trasporto a richiesta (DRT) per servire meglio le zone periferiche o ad incrementare il Mobility as a Service (MaaS) per integrare diverse modalità di trasporto. L’approdo al digitale dei servizi di mobilità svela l’utilità di un’analisi data-driven per adattare l’offerta di trasporto alle evidenti nuove esigenze ottimizzando costi ed energia.  

Le aziende, attraverso i Piani Spostamento Casa-Lavoro (PSCL), rivestono un ruolo fondamentale nel promuovere queste iniziative e mutare le abitudini delle persone, essenziali per mitigare congestione, incidenti e inquinamento atmosferico. 

I dati dell’Osservatorio sullo Smart Working dell’Osservatorio del Politecnico di Milano

L’incremento riguarda soprattutto le grandi aziende, dove quasi un lavoratore su due ormai lavora in modalità agile almeno un giorno alla settimana

Il numero di lavoratori da remoto è cresciuto da 570.000 nel 2019 a 3.585.000 nel 2023: un aumento del 541% rispetto allo scenario pre-Covid. La frequenza media dei giorni di smart working è di 9,5 giorni al mese nelle grandi aziende, 4,5 nelle piccole e medie imprese e 8 giorni nei settori pubblici. L’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano prevede che questa cifra rimarrà stabile nel 2024, con una proiezione di 3,65 milioni di lavoratori coinvolti. Secondo la ricerca, questa tendeza è destinata ad essere normalizzata. Infatti per molti settori la pandemia da Covid-19 ha inaugurato di fatto una nuova era in quanto il lavoro agile è entrato a far parte ufficialmente dei contratti collettivi nazionali. Ulteriore dimostrazione è data dal fatto che sempre più aziende introducono lo smart working anche nel PSCL, tra le strategie sostenibili per decongestionare il traffico urbano. Sull’altro fronte sono gli stessi dipendenti ad indicarlo spesso come iniziativa di sostenbiilità interessante da proprirre al prorpio datore di lavoro. 

Effetti dello smart working sulla mobilità pubblica

A livello di mobilità urbana non sembra all’orizzonte un ritorno ai volumi di mobilità osservati prima della pandemia. Questo apre spazio ad una riflessione soprattutto se pensiamo che gli smart workers sono particolarmente numerosi nelle grandi aree metropolitane, proprio dove solitamente c’è una maggiore propensione all’uso del trasporto pubblico rispetto alle città di medie dimensioni e ai piccoli centri.

Le ripercussioni del ricorso al lavoro da remoto ha quindi chiare conseguenze sul trasporto pubblico locale come dimostrano alcuni dati. Ad esempio, l’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio ha riportato che la metropolitana di Milano, nei primi due mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2020, ha registrato una diminuzione media dei passeggeri durante la settimana di punta tra il 23% e il 29%, con una flessione più marcata il venerdì. Nei fine settimana la contrazione del traffico è calata del 4% il sabato e del 3% la domenica. Anche i dati del Servizio Ferroviario Regionale confermano una tendenza negativa nel trasporto pubblico, con una riduzione del 12% di passeggeri nei primi nove mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2019. I mezzi di trasporto condiviso stentano a riconquistare i viaggiatori abituali, dal momento che hanno iniziato a limitare i propri spostamenti a distanze più contenute, facilmente percorribili a piedi o in bicicletta. L’altra faccia della medaglie è che invece i dati relativi al traffico di veicoli nell’Area B di Milano è mediamente aumentato nei giorni feriali tra il 9% e il 13%; rilevane è soprattutto l’incremento del 13% il sabato e del 19% la domenica. La mobilità individuale ha recuperato terreno perché trasmette un senso di maggiore sicurezza e flessibilità. 

La risposta degli Enti Locali e delle compagnie di trasporto pubblico

Il cambiamento e il calo nella frequentazione del TPL da parte degli utenti portano con sé delle conseguenze nelle compagnie di trasporto pubblico. Ad esempio l’aumento dei costi dell’energia elettrica e dei carburanti hanno messo a dura prova le aziende che si trovano costrette a tagliare i servizi. In altri casi queste realtà hanno ideato nuove strategie per rispondere alla domanda senza rimissioni; tra i sistemi più adattabili e integrati c’è il trasporto a richiesta (Drt) per migliorare la copertura nelle zone periferiche e in orari meno trafficati. Si stanno esplorando anche nuove strategie commerciali più innovative attraverso il Mobility as a Service (MaaS), che facilita la combinazione di diverse modalità di trasporto per i viaggiatori occasionali accessibili attraverso un unico canale digitale. Rendere il trasporto condiviso più allettante è una priorità per gli enti locali, al fine di mitigare la congestione, gli incidenti e l’inquinamento atmosferico. Per creare un’infrastruttura efficace nel rispondere alle nuove esigenze dei consumatori è essenziale utilizzare dati aggiornati costantemente e in tempo reale. D’altro canto la raccolta dei dati è un asset fondamentale per monitorare e valutare gli effetti di diverse strategie di gestione della mobilità urbana come le ZTL.

Un approccio incentrato sull’analisi dei dati, raccolti da dispositivi vari come semafori e sensori in stazioni e mezzi di trasporto, è fondamentale anche per promuovere l’uso di combustibili alternativi. La disponibilità di nuove tecnologie e la necessità di prevenire conseguenze negative derivanti dalla diminuzione dell’uso del Tpl e dalla riduzione dei finanziamenti e dal contestuale aumento dei costi richiedono strategie innovative.

Foto di Andrea Piacquadio: https://www.pexels.com/it-it/foto/determinato-uomo-d-affari-sorridente-con-il-computer-portatile-sulla-strada-3771089/

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