Con la diffusione massiccia dello smart working, molte aziende hanno iniziato a cercare modi per mantenere il controllo sull’attività dei propri dipendenti. Uno di questi strumenti è la geolocalizzazione. Ma fino a che punto è legittimo tracciare dove si trova un lavoratore quando lavora da remoto? La risposta, come spesso accade, non è semplice. Ma il Garante per la Privacy ha dato un segnale chiaro.
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ToggleUn caso che fa scuola
Un’azienda italiana è finita sotto la lente del Garante dopo aver usato un’app di timbratura che registrava automaticamente la posizione dei dipendenti. Parliamo di circa 100 lavoratori. Ogni volta che timbravano inizio o fine turno, l’app rilevava anche dove si trovavano. In alcuni casi, addirittura, i dipendenti venivano contattati per comunicare via email la loro posizione precisa. Quei dati venivano poi confrontati con le informazioni presenti negli accordi di smart working e, se c’erano discrepanze, si arrivava perfino a provvedimenti disciplinari.
Il risultato? Una multa da 50.000 euro e un messaggio chiaro: non si può usare la tecnologia per controllare le persone senza rispettare regole ben precise.
Cosa dice la legge
La normativa italiana tutela i lavoratori da controlli invasivi. In particolare, l’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori stabilisce che ogni forma di controllo a distanza è vietata, salvo per motivi organizzativi, di sicurezza o per proteggere il patrimonio aziendale. Ma anche in quei casi serve un accordo sindacale o un’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro.
In parallelo, il GDPR – il regolamento europeo sulla protezione dei dati – richiede che qualsiasi trattamento di dati personali, compresa la geolocalizzazione, sia giustificato, proporzionato e comunicato chiaramente alla persona interessata.
Ok, ma cosa può fare un’azienda?
La questione è delicata. Lavorare da casa non significa sparire dai radar, ma nemmeno rinunciare alla propria riservatezza. Se un’azienda vuole usare strumenti digitali per organizzare meglio il lavoro, lo può fare. Ma servono trasparenza, correttezza e rispetto delle regole.
Dettagli del provvedimento
- Data del provvedimento: 13 marzo 2025
- Numero di documento: 10128005
- Sanzione comminata: 50.000 euro
- Motivazioni principali: Violazione delle norme sulla privacy e sul controllo a distanza dei lavoratori
per saperne di più clicca qui https://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/10128005