Economia della Turchia: come sta evolvendo e quali prospettive offre

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Nell’ultimo decennio l’economia della Turchia è stata protagonista di un radicale mutamento di corso. Una forte crescita ha caratterizzato determinati settori, andando a incidere positivamente sull’aumento del PIL e la diminuzione del tasso di inflazione. Tuttavia, a seguito delle turbolente vicende politiche, sta adesso registrando un nuovo rallentamento. Vediamo qual è lo scenario che si prospetta di fronte a chi sceglie di viaggiare per affari in Turchia.

Obiettivo crescita e rallentamenti in corso: dove sta andando l’economia della Turchia

Uno degli obiettivi della politica di Erdoğan riguarda proprio la crescita dell’economia turca. Entro il 2023, la Turchia dovrà figurare tra i dieci Paesi più sviluppati al mondo. Un traguardo che andrebbe a coincidere con il centenario della nascita della Repubblica.

Tuttavia, è innegabile che dal 2012 l’economia della Turchia abbia subito un brusco rallentamento.

Questo è dovuto a una serie di fattori significativi:

  • la debolezza della domanda interna;
  • la situazione critica presente in alcuni mercati di sbocco per l’export, quali l’Iraq e la Siria;
  • il fallito golpe del luglio 2016, che ha destabilizzato l’intero contesto sociale.

In particolare, nel terzo trimestre del 2016 l’economia turca ha registrato una contrazione dell’1,8% rispetto al 2015. Un dato che dimostra quando abbia inciso la situazione politica sull’andamento finanziario.

Alcuni dati sullo sviluppo economico della Turchia negli ultimi anni

Il tasso d’inflazione nel 2015 era pari a 8,81%, ben al di sopra del target del 5% fissato dalla Banca Centrale. Nel dicembre 2016, si è assestato a 8,53%.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, nel settembre 2016 si registrava un tasso di disoccupazione dell’11,3%. La distribuzione della popolazione occupata vede invece:

  • il 52,6% nei servizi;
  • il 21% nell’agricoltura;
  • il 19% nell’industria;
  • il 7,4% nelle costruzioni.

Un panorama che include un aumento della disoccupazione giovanile e il drastico peggioramento di un settore importante come quello del turismo.

A inizio anno la lira turca ha nuovamente toccato il minimo storico rispetto al dollaro. Negli ultimi tre anni e mezzo, ha dimezzato il suo valore, andando a inficiare il cosiddetto miracolo turco verificatosi tra il 2012 e il 2015. Tutto questo ha subito un considerevole giro di vite in seguito all’inasprimento della politica monetaria della Banca Centrale, che nell’ultimo anno ha tagliato i tassi di interesse di 2 punti e 50 in meno.

Le esportazioni, già in calo nel 2016, non lasciano presagire nulla di buono neanche per il 2017.

Ma, nonostante lo scenario visto da fuori risulti poco roseo, il mondo del business può ancora sperare in una ripresa di alcuni settori chiave.

SACE in Turchia: l’importanza degli investimenti italiani

L’Europa è il principale partner commerciale della Turchia.

Germania, Regno Unito e Italia ricevono il 22% dell’export turco. Il 42% delle importazioni arriva da Cina (12%), Germania, Russia, Stati Uniti e Italia (5%).

Guardando ai dati della Banca dei Regolamenti, nel 2015 il flusso di investimenti esteri ammontava a 16,6 miliardi di dollari. Nei primi sei mesi del 2016, tuttavia, c’è stato un crollo a 4 miliardi.

I conti pubblici registrano un debito al 32% del PIL. E va considerato che l’indebitamento del settore privato turco è per il 70% rivolto all’estero.

La Turchia continua comunque a offrire vantaggiose condizioni per fare business. Si calcola che servano in media sei giorni per costituire una società, contro gli undici stimati per altri Paesi dell’OCSE.

Nel 2013 si contavano circa 36.950 aziende con capitale estero attive in Turchia, di cui 1200 italiane.

Nel portafoglio SACE, la Turchia si configura come il terzo Paese estero, con 1,3 miliardi di euro di operazioni assicurate e 1,5 miliardi di euro di nuovi progetti in esame. Questi sono rivolti in particolare ai comparti delle costruzioni e delle infrastrutture, della siderurgia e della meccanica per l’industria.

SACE mette inoltre a disposizione delle imprese italiane che operano o intendono operare in Turchia una linea di garanzia da 2,1 miliardi di euro.

Questo consente di:

  • accedere a finanziamenti garantiti da SACE per sostenere i piani di sviluppo nel Paese;
  • vendere merci o servizi con possibilità di dilazionare i pagamenti fino a 5 anni;
  • incassare anticipatamente i pagamenti dei clienti turchi.

Solo con il tempo si vedranno gli sviluppi del nuovo corso dell’economia della Turchia e della sua linea governativa.

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