L’edizione 2025 del Travel Manager Salary & Job Satisfaction Survey di BTN Europe – realizzata anche grazie alla partecipazione attiva della community di Travel for business – restituisce l’immagine di una professione che attraversa un’evoluzione profonda, spinta da pressioni macroeconomiche, innovazione tecnologica e ridefinizione degli assetti aziendali. Pur in un contesto complesso, emergono segnali di consolidamento: le retribuzioni crescono, la funzione si fa più strategica e il ruolo del travel manager si avvicina sempre più a quello di un responsabile di governance della mobilità aziendale. Allo stesso tempo, resistono divergenze regionali e tensioni interne che le imprese saranno chiamate a gestire nei prossimi anni.
La dinamica salariale, per quanto moderata, conferma un trend positivo: il compenso medio europeo sale a 77.156 euro, +1,35% rispetto al 2024. Un incremento contenuto, che non cancella tutte le criticità ma testimonia un progressivo riconoscimento del valore gestionale della professione, soprattutto in un anno in cui le aziende hanno rafforzato il focus sul controllo dei costi e sulla capacità dei travel manager di generare risparmi misurabili. Non sorprende dunque che più della metà dei professionisti venga valutata principalmente sulla capacità di contenere la spesa, mentre cresce anche la rilevanza strategica attribuita al dipartimento viaggi.
Le differenze geografiche restano marcate. Regno Unito e Germania confermano livelli retributivi più elevati, mentre l’Italia rimane su valori inferiori alla media. Tuttavia, interpretare il quadro italiano solo in chiave negativa sarebbe riduttivo. La distanza salariale riflette soprattutto la struttura del sistema produttivo nazionale, caratterizzato da un tessuto di imprese medio-piccole, e una minore storicità del travel management come funzione autonoma. Dove la disciplina è più recente, è fisiologico che i livelli retributivi siano ancora in fase di assestamento. Allo stesso tempo, proprio questa fase di maturazione apre spazi di crescita: l’introduzione progressiva di modelli più evoluti di gestione della mobilità aziendale e l’accelerazione tecnologica stanno rendendo il ruolo più visibile e strategico anche nel mercato italiano, che inizia a convergere verso gli standard del Nord Europa.
Sul piano strutturale, si confermano due correlazioni forti: chi gestisce programmi di viaggio più estesi e chi può vantare maggiore esperienza professionale ottiene compensi più alti. La logica è di mercato: a programmi più complessi corrispondono responsabilità negoziali maggiori, una richiesta più profonda di competenze analitiche e una maggiore incidenza sui conti aziendali. Il salario cresce dunque in linea con l’impatto economico del ruolo.
Il tema del gender pay gap continua a rappresentare un’area sensibile. Pur riducendosi al 15,4%, il divario tra uomini e donne resta significativo. È però rilevante notare che la tendenza è positiva da tre anni consecutivi, segno che i processi di valorizzazione professionale stanno lentamente producendo effetti. In un settore a prevalenza femminile, la riduzione costante del gap è un indicatore di maturazione del mercato.
La trasformazione operativa del ruolo, invece, appare molto più rapida. L’analisi dei dati di viaggio diventa la priorità assoluta per il 62% dei travel manager, mentre la tecnologia – in particolare l’AI – continua a ridisegnare la mappa delle competenze. Se da un lato l’automazione dei processi promette efficienze, dall’altro costringe le aziende a riorganizzare responsabilità e flussi decisionali. È qui che la figura del travel manager compie un salto qualitativo: dalla gestione operativa alla supervisione strategica di strumenti intelligenti in grado di prevedere disruption, ottimizzare itinerari e garantire compliance.
Non mancano, come ogni anno, gli elementi di frizione. Un 37% dei professionisti non percepisce un adeguato riconoscimento interno, mentre alcuni segnalano una deriva verso attività troppo transazionali, soprattutto in imprese che hanno privilegiato logiche di risparmio immediato rispetto allo sviluppo di strategie di mobilità integrata. Tuttavia, la fedeltà al ruolo resta sorprendentemente alta: il 77% dei travel manager immagina di rimanere nella professione, mentre un terzo prevede una crescita di carriera entro due anni. Un indicatore che non si concilia con l’immagine di un settore in crisi, ma anzi con quella di un segmento professionale che percepisce in modo chiaro il proprio potenziale evolutivo.
Il 2026 si preannuncia come un anno cruciale. L’incertezza geopolitica continuerà a influenzare le politiche di viaggio, mentre il consolidamento del mercato e l’accelerazione dell’AI imporranno scelte strategiche nette alle aziende. Il tema della sostenibilità, oggi in secondo piano a causa delle tensioni sui costi, potrebbe tornare al centro sotto la spinta delle nuove regolamentazioni europee.
In questo scenario, l’Italia ha margini di recupero significativi: l’adozione più diffusa di modelli di governance moderni, la crescente professionalizzazione del settore e l’investimento nelle competenze digitali dei travel manager potrebbero ridurre rapidamente il divario con il resto del continente.
La fotografia scattata dal survey, arricchita per l’Italia dalla partecipazione della community di Travel for business, mostra dunque un settore in trasformazione, non in affanno. Una professione che si riposiziona ai vertici della gestione della spesa aziendale e che, nei prossimi anni, sarà sempre più chiamata a coniugare sicurezza, performance economica e innovazione tecnologica. Non un ruolo residuale, ma una leva strategica nella costruzione della mobilità aziendale del futuro.
Per leggere tutti i dati del The 2025 – Travel Manager Salary & Job Satisfaction survey – clicca qui https://www.businesstravelnewseurope.com/Management/Salary-and-job-satisfaction-survey-2025
Foto di CoWomen: https://www.pexels.com/it-it/foto/due-donne-che-utilizzano-sul-computer-portatile-nero-2041393/










