Quando conoscere l’Italia fa la differenza nel business travel. Intervista a Elena Carlino, Gattinoni Business Travel

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C’è un filo rosso che attraversa il modo in cui le aziende italiane prendono decisioni, gestiscono i processi, vivono la mobilità: è una trama fatta di pragmatismo, relazione, fiducia, improvvisazione lucida, attenzione personale.
Un insieme di sfumature difficili da spiegare, ma immediatamente riconoscibili da chi questo tessuto lo vive da dentro.

Ne parliamo con Elena Carlino, Corporate Travel Director di Gattinoni Business Travel, che ci racconta come il valore dell’italianità non sia nostalgia, ma un tratto distintivo contemporaneo. E soprattutto, come questa sensibilità sia diventata uno strumento concreto per migliorare servizio, consulenza e relazione con i clienti.

Essere una Travel Management Company (TMC) italiana per imprese italiane: oltre il concetto, un modo di pensare

Essere una TMC italiana che lavora per imprese italiane: cosa significa davvero?

“Per noi non è uno slogan, è il nostro modo di lavorare. L’Italia è un Paese dove anche le aziende più grandi, spesso multinazionali, mantengono una mentalità molto pragmatica, diretta, familiare.
Conoscerle da vicino – capire come prendono decisioni, che ritmo hanno, quali sono le loro priorità – fa tutta la differenza.

Essere una TMC italiana significa parlare la stessa lingua delle imprese con cui lavoriamo.
Capire quando serve rapidità, quando mediazione, quando flessibilità.
Costruire soluzioni che si adattino in modo naturale ai loro flussi e al loro stile.

E questo approccio fatto di empatia, ascolto, concretezza, è il nostro DNA.”

L’Italia è un mosaico di unicità: perché standardizzare non funziona

Le aziende italiane sono molto diverse tra loro. Come riuscite ad adattarvi?

“C’è un momento, ed è quasi un rito, in cui ogni azienda, piccola o gigante che sia, ti dice: “Siamo diversi dagli altri”. Ed è vero.
La nostra esperienza ci ha insegnato che la standardizzazione totale, pur efficiente sulla carta, non funziona nel quotidiano delle imprese italiane.

Perché in Italia nessuna azienda assomiglia davvero a un’altra: cambiano le filiere decisionali, cambiano le abitudini dei viaggiatori, mutano i rapporti tra i reparti, i tempi di reazione, perfino il significato concreto della parola “urgenza”. È per questo che l’approccio più vincente non è imporre un modello, ma costruirlo insieme.

A volte significa partire dalla segretaria storica che spesso conosce ogni dettaglio della vita aziendale; altre volte significa confrontarsi con l’HR che ha la massima attenzione al viaggiatore e cerca di garantire un’efficienza tra benessere e costi nel rispetto della policy aziendale, oppure il procurement che ha un’attenzione ai costi generali e deve garantire efficienza e una garanzia di equità, o ancora il finance che chiede rigore e chiarezza.

Il nostro lavoro è metterli attorno allo stesso tavolo, farli dialogare, trovare un equilibrio in cui ciascuno possa riconoscersi. È lì, in quella sintesi condivisa, che nasce la soluzione giusta. Per questo noi partiamo sempre dall’ascolto, e da lì costruiamo modelli spesso molto sartoriali.
Anche nelle organizzazioni più grandi inseriamo, quando serve, team dedicati e strumenti personalizzati.
È un investimento Importante che ci permette di creare relazione, efficienza e soddisfazione.

L’italianità è sinonimo di esperienza, di attenzione artigianale, di personalizzazione. E il nostro compito è trovare la ricetta migliore per ciascuno.”

La consulenza che parte dall’inizio e non dal report

Come costruite una consulenza che tenga conto delle diverse culture e dinamiche interne?

“Nel nostro settore spesso la consulenza è percepita come qualcosa che arriva dopo: si analizza la spesa, si leggono i report, si traggono conclusioni.
Per noi è esattamente il contrario: la consulenza inizia prima, parte dall’analisi del processo, perché un report non è altro che una fotografia finale. E una fotografia, se il processo è fragile, non racconta mai la verità.

Per questo ci approcciamo alle aziende per capire davvero come funzionano. Analizziamo chi prenota cosa e in che modo, quali abitudini si sono radicate nel tempo, quali attriti esistono tra i reparti, quali paure o resistenze guidano i comportamenti. Ci soffermiamo su ciò che piace meno ai viaggiatori e su ciò che invece li rassicura, sui compromessi possibili, e anche sul livello di responsabilizzazione presente o mancante nella popolazione aziendale.

Ecco perché la consulenza, per noi, è prima di tutto relazione: significa leggere i dati insieme, contestualizzarli, costruire scenari realistici e trasformare un numero in una scelta concreta.
Ma significa soprattutto trovare un punto di equilibrio tra il benessere dei viaggiatori e il controllo dei costi. Certo, un equilibrio delicato, ma diventa possibile quando le persone si sentono ascoltate.”

Competenza verticale

Su quali settori avete sviluppato competenze verticali?

“Negli anni abbiamo lavorato molto, e molto a fondo, su diversi mondi chiave dell’economia italiana.
Oltre alle competenze classiche di una TMC, oggi abbiamo specializzazioni verticali in: sport, produzioni, automotive, pharma, luxury e gestione viaggi VIP.

Sono settori dove le esigenze logistiche e operative sono complesse, spesso critiche.
Lavorarci ci ha permesso di sviluppare una vera operation excellence.

Infatti, per Gattinoni la specializzazione non è solo conoscere un settore: è anticipare i bisogni, sapere già quali criticità potrebbero emergere, essere pronti con soluzioni su misura. Ed è questo che rende il nostro servizio davvero efficace.”

Business Travel dinamico

In un mercato estremamente dinamico come il business travel, qual è il messaggio che volete trasmettere?

“Il business travel sta vivendo una stagione di straordinaria evoluzione: tecnologie sempre più intuitive, strumenti avanzati, intelligenza artificiale che accelera processi e decisioni. È un momento stimolante, ricco di opportunità, e noi lo stiamo abbracciando investendo con convinzione in sistemi e soluzioni che permettano ai nostri clienti di muoversi con fluidità in questo nuovo scenario.

Allo stesso tempo, c’è qualcosa che non vogliamo smarrire: il senso del rapporto con il cliente. Oggi c’è la tendenza a uniformare, noi  vogliamo continuare a preservare ciò che rende il mercato italiano così particolare: le sue sfumature, la sua sensibilità, la sua capacità di prendere decisioni non solo sulla base di un dato, ma anche di un contesto, di una relazione, di una storia comune.

Il nostro messaggio è quindi semplice: si può crescere senza diventare impersonali. Si può essere strutturati, veloci, tecnologici e allo stesso tempo restare vicini al modo in cui le aziende italiane vivono la mobilità, interpretano il servizio, costruiscono fiducia. E noi di Gattinoni lo sappiamo bene”.

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