Il report “Mapping the World’s Prices 2025” è un tesoro per chi scrive Travel Policy. Ecco perché.
Ogni azienda ha la sua Travel Policy, spesso frutto di compromessi: tra controllo dei costi e attrattività per i dipendenti, tra rigore amministrativo e buon senso operativo. Ma come si stabiliscono massimali realistici per spese di vitto, alloggio e trasporti nelle trasferte internazionali?
La risposta è una: con i dati giusti. E tra le fonti più affidabili e dettagliate c’è il report appena pubblicato dalla Deutsche Bank, giunto alla nona edizione: Mapping the World’s Prices 2025.
Un’indagine su 69 città globali, dal costo di un cappuccino al prezzo al metro quadro di un appartamento, passando per trasporti, vino, affitti, iPhone, jeans e persino la “cheap date index”. Non è una curiosità per expat: è una bussola per Travel Manager, HR e CFO.
Sommario
TogglePerché è utile a chi scrive le Travel Policy?
Perché fornisce benchmark reali, comparabili e aggiornati sui costi locali. Significa poter definire:
- Massimali di spesa per trasferta (per città o regione)
- Differenziazione tra short-stay e long-stay
- Approcci ibridi fra per diem e rimborso a piè di lista
- Scelte tra opzioni logistiche: hotel vs affitto, taxi vs mezzi pubblici
- Gestione equa delle trasferte in aree ad alto costo
Vediamo, con esempi concreti, come usare questo report per scrivere Travel Policy intelligenti.
Dove viaggiare costa di più: massimali al rialzo
Zurigo, Ginevra, New York, Singapore, Londra: queste sono tra le città più care al mondo. Affitti mensili sopra i 6.000 dollari, pasti al ristorante che sfiorano i 100 dollari, cappuccini a 6$, jeans da 150$.
➡️ Impatto sul Travel Management: qui non funzionano massimali fissi. Servono soglie flessibili o per diem dinamici, legati al costo della vita locale. Meglio ancora se calcolati per cluster di città (es. “top 10 cities per cost index”).
Alloggi: hotel o appartamento?
Il report mostra che affittare un trilocale a New York costa in media 8.000$/mese, a Singapore oltre 6.500$. Ma il dato interessante è che in città come Chicago o Dubai si può avere molto di più a parità di budget.
➡️ Se un trasfertista rimane più di 2 settimane, ha senso valutare l’affitto anziché l’hotel, specie in città ad alta rotazione aziendale (come Dubai, Hong Kong, Boston). I Travel Manager possono usare i dati del report per stimare soglie settimanali/mensili e costruire scenari.
Pasti e ristorazione: oltre il ticket medio
Una cena per due in ristorante può costare:
- 150$ a Zurigo
- 90$ a New York
- 25$ a Bangkok
➡️ Imporre lo stesso massimale pasto in tutte le destinazioni è sconnesso dalla realtà. Le Travel Policy migliori suddividono i massimali in 3 fasce: alta, media, bassa — con soglie definite da fonti come questa.
➡️ E per i viaggi lunghi? Il “cheap date index” (cena, vino, taxi, cinema) può essere un indicatore alternativo per definire soglie giornaliere di sopravvivenza urbana in modo più “umano” che contabile.
Mezzi di trasporto: quando il taxi è un lusso
Zurigo, Parigi, Londra e Ginevra guidano la classifica dei taxi più costosi. In alcune città un tragitto di 5 km può costare anche 25-30$.
➡️ In Travel Policy moderne ha senso incentivare mezzi pubblici nelle città con buona rete e prezzi alti (come Londra, Sydney, Parigi) e consentire i taxi dove i mezzi sono inefficienti, costano poco o ci sono questioni di sicurezza (es. Dubai, Cairo, Johannesburg).
Le città più (e meno) convenienti: quando il per diem è troppo
Il report mostra che in Bangalore o Delhi è possibile vivere benissimo con 40-50$ al giorno. In Oslo o San Francisco, ne servono almeno 150.
➡️ Questo serve a tarare per diem realistici: i dati di Deutsche Bank possono supportare scelte orientate al risparmio, ma senza penalizzare chi è in trasferta in città ad alto costo.
Extra budget per tech e connettività
Curioso ma utile: in Turchia, Brasile ed Egitto un iPhone costa il doppio che negli USA. In India e Russia, internet costa 10 volte meno che ad Abu Dhabi.
➡️ Le Travel Policy dovrebbero prevedere rimborsi extra per connettività o dispositivi di emergenza in paesi con tasse elevate su tech o con reti limitate.
Italia: tra moderazione dei costi e bassa attrattività per i viaggiatori business
L’Italia nel report della Deutsche Bank mostra un profilo interessante e contrastato: non è tra i paesi più costosi, ma non è nemmeno tra i più attrattivi per chi viaggia per lavoro. Milano, ad esempio, è solo 40ª per salario medio netto (2.242 $) e 23ª per costo al metro quadro degli immobili, con un costo della vita relativamente contenuto ma non “cheap”.
Nel dettaglio:
- Roma si piazza 44ª per salario netto (2.046 $) e 33ª per il prezzo degli immobili (8.005 $/mq).
- Milano, come detto, è nella fascia intermedia su tutti gli indicatori.
- Torino e Napoli non sono nel report, ma i dati su affitti e costo della vita delle città italiane suggeriscono una maggiore convenienza, paragonabile a Lisbona o Barcellona.
Il dato che colpisce è che nessuna città italiana entra nella top 30 per qualità della vita. Roma è 41ª, Milano nemmeno menzionata, e nessuna città italiana risulta tra quelle con i migliori punteggi per clima, sicurezza, trasporti o servizi sanitari.
➡️ Implicazioni per le Travel Policy: L’Italia non richiede massimali elevati, ma serve attenzione ai costi immobiliari (soprattutto per permanenze prolungate a Milano) e ai trasporti urbani, che in molte città italiane risultano ancora poco efficienti o inaffidabili. Le aziende possono permettersi per diem contenuti (50–70 €/giorno) ma dovrebbero prevedere flessibilità su vitto e mobilità.
Il report Mapping the World’s Prices 2025 permette di costruire Travel Policy data-driven, basate su comparazione reale dei costi, con vantaggi evidenti:
- Più sostenibilità economica
- Meno contestazioni e malcontento
- Migliore equità interna
- Più efficienza nella pianificazione
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.Foto di Andrea Piacquadio: https://www.pexels.com/it-it/foto/felice-donna-nera-che-ride-sulla-strada-3762927/