Come usare WhatsApp per organizzare la mobilità condivisa in azienda: guida pratica per mobility manager

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Come funziona WhatsApp per la Sharing Mobility dei dipendenti? Può essere uno strumento efficace, immediato e coinvolgente per incentivare il carpooling aziendale e promuovere abitudini più sostenibili

WhatsApp è ormai onnipresente, sia nella vita privata che in quella professionale. Infatti questa piattaforma di messaggi istantanei vince per le comunicazioni non ufficiali perché è gratuita, immediata e con il tempo sempre più arricchita di funzionalità business o di gruppo. Tra gruppi operativi, comunicazioni informali, allarmi dell’ultimo minuto e chat di team, i dipendenti vivono già immersi in una costante flusso di notifiche. Proprio per questo, a prima vista, l’idea di introdurre l’ennesimo gruppo WhatsApp dedicato alla mobilità condivisa può sembrare un azzardo. In realtà, se progettato con attenzione e finalizzato a esigenze concrete – come l’organizzazione di passaggi tra colleghi che abitano nelle stesse zone – Whatsapp può diventare un alleato silenzioso ma potente per il mobility manager. L’obiettivo non è aggiungere rumore, ma offrire uno strumento già familiare, capace di semplificare la vita quotidiana senza costi e senza complicazioni tecniche per favorire la Sharing Mobility in azienda.

L’importante è quindi non pensarlo come un sostituto dei sistemi ufficiali, ma come una leva relazionale, capace di costruire abitudini nuove a partire da ciò che le persone usano già e con un linguaggio del Mobility Manager immediato e non istituzionale. E in un mondo del lavoro che si muove sempre più in direzione della sostenibilità, anche un semplice messaggio su WhatsApp può fare la differenza.

Come creare gruppi su Whatsapp in maniera utile?

Il primo passo per usare WhatsApp in modo strategico nella mobilità aziendale è conoscere i tragitti reali dei dipendenti. Non serve entrare nei dettagli personali: basta capire da dove arrivano, quali sono le aree più popolate e se ci sono gruppi di persone che potrebbero facilmente condividere l’auto o percorsi simili. A quel punto, invece di creare un unico gruppo caotico per tutta l’azienda, può essere utile proporre delle chat locali, ad esempio “Zona Nord”, “Dipendenti di Pomezia”, oppure “Chi viene da Ostia”, a seconda delle città e delle direttrici principali. Così facendo, eviterai di invadere le conversazioni generali e favorirai un’organizzazione più spontanea e vicina alla realtà. In un’azienda con 300 dipendenti distribuiti su più province, ad esempio, è molto più efficace avere cinque gruppi da 20 persone che un unico gruppo da 100 dove nessuno riesce a trovare ciò che gli serve. 

Quale tono usare su Whatsapp?

Uno dei punti di forza di WhatsApp è il suo tono diretto, personale, spesso informale. Ed è proprio questa caratteristica che il mobility manager può sfruttare per rendere più umana e accessibile la mobilità sostenibile. Invece di inviare circolari o PDF, si può scrivere un semplice messaggio tipo: “Domani qualcuno parte da Tuscolana intorno alle 8? Ho un posto in auto!”. Questo tipo di comunicazione non solo favorisce l’organizzazione del carpooling, ma crea anche un clima di collaborazione tra colleghi, riducendo le barriere e abbassando il livello di diffidenza verso nuove abitudini. In molte aziende, dove i dipendenti sono già abituati a organizzarsi via WhatsApp per la pausa pranzo o per la condivisione dei turni, introdurre anche la mobilità condivisa nella chat diventa un’estensione naturale, non una forzatura.

Come si usa Whatsapp per una gestione più operativa?

Oltre al carpooling, le chat possono essere utilizzate anche come strumento operativo. Immagina una giornata con sciopero dei mezzi pubblici o un blocco del traffico in centro città: comunicare tutto tramite e-mail aziendale potrebbe risultare lento o poco efficace. Invece, un messaggio su WhatsApp del tipo “Attenzione: oggi stop alla metro linea B fino alle 10.30. Chi viene da Laurentina può aggregarsi al passaggio di Marco (3 posti disponibili)” permette un intervento rapido, personalizzato e utile. In questo senso, WhatsApp non è solo uno strumento sociale, ma anche un canale di coordinamento informale, molto apprezzato soprattutto in aziende con spostamenti flessibili, sedi decentrate o situazioni logistiche variabili.

Come evitare lo spam su Whatsapp?

Un punto critico che spesso scoraggia i mobility manager è l’abbondanza di chat già attive sui telefoni dei dipendenti. Il rischio è che il gruppo sulla mobilità condivisa venga ignorato o, peggio, silenziato per sempre. Per evitarlo, è fondamentale dare una direzione chiara al gruppo fin dall’inizio, comunicando lo scopo e il tipo di messaggi da condividere. Se i partecipanti sanno che riceveranno solo comunicazioni pertinenti – come proposte di passaggio, aggiornamenti sul trasporto pubblico, o iniziative aziendali come il “Bike to Work Day” – saranno più propensi a rimanere attivi. In alcuni casi, può essere utile nominare un referente per ogni chat locale, magari un collega coinvolto nel progetto o un “ambasciatore della mobilità” che, con tono amichevole, tenga viva la conversazione senza renderla invadente e soprattutto eviti il proliferare di messaggi fuori dal binario.

Come usare i gruppi su Whatsapp anche per migliorare la mobilità aziendale?

Non bisogna dimenticare che WhatsApp può essere anche uno strumento di ascoltoLe segnalazioni su parcheggi pieni, guasti alle navette aziendali o difficoltà logistiche nei percorsi casa-lavoro possono emergere proprio nelle chat, spesso in tempo reale. Il mobility manager può quindi usarle per raccogliere dati utili, intercettare criticità e agire prima che diventino problemi. In alcune aziende, ad esempio, grazie alle chat si è scoperto che diversi dipendenti evitavano il bike sharing perché mancava un punto di ricarica nei pressi della sede: una piccola modifica infrastrutturale ha portato a un aumento significativo nell’uso delle bici elettriche. Questi feedback, se raccolti con regolarità, possono poi confluire nei report ESG, nei bilanci di sostenibilità o anche nel PSCL, dimostrando che la mobilità sostenibile non è solo teoria, ma esperienza quotidiana vissuta dalle persone.

Photo credit: Alok Sharma

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