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ToggleNuove tasse: ecco cosa cambia del visto per USA a partire dal 1 ottobre 2025
Dal 1° ottobre 2025 viaggiare negli Stati Uniti diventerà un po’ più costoso e burocratico. Oltre alle spese già raddoppiate per la carta VISA USA, entrerà in vigore una nuova tassa: la “Visa Integrity Fee” da 250 dollari.
La misura rientra nel pacchetto di riforme previsto dal “One Big Beautiful Bill Act” (OBBBA), varato dall’amministrazione Trump e pensato per intervenire su più fronti: fisco, sicurezza, ambiente e gestione dei flussi migratori.
La Visa Integrity Fee è sostanzialmente una cauzione di 250 dollari, il cui obiettivo dichiarato è quello di scoraggiare gli overstay, ovvero il soggiorno di quei visitatori che decidono deliberatamente di trattenersi nel paese oltre il periodo consentito dal visto per gli Stati Uniti del quale sono in possesso. Ma allo stesso tempo, la nuova tassa visa americana contribuisce al finanziamento delle misure di sicurezza alle frontiere.
Cos’è la “Visa Integrity Fee” e chi deve pagarla
La “Visa Integrity Fee” si applicherà a tutte le tipologie di visti non-immigranti e, come già detto, funziona come una cauzione: chi rispetta le condizioni del visto senza oltrepassare il periodo di soggiorno legittimo, potrà richiedere il rimborso dell’intero importo di 250 euro. Verranno interessati i visti turistici e d’affari B-1 e B-2, quelli per studenti F-1 e M-1, i visti per scambi culturali J-1 e quelli destinati ai lavoratori temporanei come H-1B, L-1, O-1 e TN.
Un dettaglio importante è che il pagamento della tassa sarà richiesto solo dopo l’approvazione del visto. Questo significa che, in caso di rigetto della domanda, non si perderà alcuna somma.
Quali saranno le conseguenze della “Visa Integrity Free”
Secondo i dati del Department of Homeland Security (DHS), ogni anno circa l’1-2% dei viaggiatori con visti temporanei non lascia gli USA nei tempi previsti, pari a circa 650.000 – 850.000 persone. Nel 2022 il tasso di overstay è salito addirittura al 3,67%, con oltre 850.000 casi. Per i Paesi che non fanno parte del programma Visa Waiver Program (VWP), la percentuale sospetta raggiunge addirittura il 6,94%. Quindi, come già accennato, la nuova cauzione legata al visto USA potrebbe davvero generare un’entrata considerevole per le casse federali, almeno nei primi anni.
È anche vero che il paese deve fare i conti con un calo dei visitatori totali che grava sulle entrate legate all’immigration. Infatti, dichiara la U.S. Travel Association, nel primo trimestre 2025, gli arrivi internazionali negli USA sono già scesi del 14% rispetto allo stesso periodo del 2024. E un calo dell’1% nella spesa dei visitatori stranieri comporterebbe perdite per circa 1,8 miliardi di dollari.
Dunque, se da un lato questa misura punta a compensare la perdita di introiti, dall’altro la tassa per ingresso Stati Uniti rischia di rappresentare un’ulteriore barriera economica; la Visa Integrity Fee potrebbe di rendere i viaggi negli Stati Uniti ancora meno accessibili, soprattutto per le famiglie. Per fare un esempio: una famiglia di quattro persone proveniente da un Paese fuori dal VWP dovrebbe versare 1.000 dollari di cauzione, prima ancora di pagare voli, hotel e auto a noleggio.
Ma i cittadini italiani ed europei rientrano nel Visa Waiver Program (VWP). Ciò significa che se viaggi per turismo o per affari, resti negli Stati Uniti meno di 90 giorni e possiedi un passaporto elettronico valido, non dovrai pagare la cauzione di 250 dollari. Pertanto, per gli italiani continuerà a essere sufficiente richiedere l’autorizzazione ESTA, come avviene già oggi.
Cos’è l’ESTA
L’ESTA — acronimo di Electronic System for Travel Authorization — è un’autorizzazione elettronica obbligatoria che si richiede online sul sito ufficiale. Ha una validità di due anni dalla data di rilascio e permette di effettuare più viaggi durante questo periodo, a condizione che ognuno non superi i 90 giorni di permanenza. Le nuove riforme delle imposte sull’immigrazione negli USA coinvolgono anche questa autorizzazione che attualmente costa 21 dollari, ma dal 1 ottobre 2025 la tariffa salirà a 40 dollari.
Come ottenere il rimborso della “Visa Integrity Free”
La “Visa Integrity Fee” sarà rimborsabile per chi rispetta pienamente le regole del visto. Sarà possibile riavere indietro la somma lasciando gli Stati Uniti entro cinque giorni dalla scadenza, evitando di superare il periodo massimo di permanenza o presentando una regolare richiesta di cambio o proroga dello status.
Il problema, però, è che al momento non esiste alcuna piattaforma digitale per gestire i rimborsi. Né il Dipartimento di Stato né il DHS hanno ancora sviluppato un sistema dedicato e questo crea molta incertezza sui tempi e sulle modalità operative. Nell’attesa, l’onere di dimostrare la propria regolarità ricadrà completamente sul viaggiatore, che dovrà conservare ogni documento utile: biglietti aerei, timbri consolari, modulo I-94 e carte d’imbarco.
C’è poi un ulteriore fattore temporale da considerare. Poiché molti visti hanno validità pluriennale, i primi rimborsi effettivi non arriveranno prima del 2029 o 2030. Questo significa che, almeno nella fase iniziale, la “Visa Integrity Fee” dovrà essere considerata come un costo aggiuntivo per chi pianifica un viaggio negli Stati Uniti. Solo quando il sistema sarà a regime, probabilmente, il processo di rimborso diventerà più semplice ed efficiente.
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Photo credit: Sharefaith