Viaggi d’affari, tra strategia e valore: il 2025 segna l’inizio di una nuova era

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Il nuovo Business Travel Index 2025 di ALTOUR racconta un settore che non segue più le vecchie logiche dei volumi e delle trasferte di routine, ma che entra in una nuova era strategica: si viaggia di meno, ma si viaggia meglio; si spende con più attenzione, ma non si rinuncia al valore; si ridisegna il ruolo stesso della trasferta, che diventa un investimento mirato e non più una semplice voce di costo.

“Le aziende stanno diventando selettive” – spiega Gabe Rizzi, Presidente di ALTOUR – “e scelgono di muoversi solo quando il contatto diretto crea un vantaggio reale. Non è una riduzione del viaggio, ma un cambiamento di priorità: fare in modo che ogni spostamento conti”.

La stabilità che nasconde un cambiamento profondo

A guardare i numeri – in particolare per il mercato americano-, il mercato dei viaggi d’affari sembra immobile: tra il primo trimestre 2024 e il primo trimestre 2025, il volume complessivo resta invariato. Ma questa apparente staticità nasconde una profonda trasformazione interna.

I viaggi nazionali registrano un lieve calo (-1%), mentre le prenotazioni internazionali crescono: le aziende viaggiano meno “di abitudine” e più “di scopo”. Non c’è più spazio per le trasferte marginali: ogni viaggio deve giustificarsi con un ritorno tangibile sul business.

Premium Economy, la nuova Business Class

Un indicatore chiave di questo cambiamento è l’esplosione della Premium Economy, che segna un +25% su base annua.
È un dato che racconta più di qualsiasi altra cifra: la vecchia dicotomia “Economy contro Business” è finita. Le aziende cercano un punto di equilibrio tra comfort e costo, e lo trovano nella Premium Economy.

La Economy tradizionale cresce di appena il 10%, mentre la Business/First Class avanza di un modesto 3%. È il segnale di una nuova mentalità: il lusso non è più un automatismo, ma una scelta consapevole. Si investe dove serve, non per abitudine.

Trasferte più brevi, incontri più densi

Il Business Travel Index mostra anche un altro cambiamento: la durata media dei viaggi si accorcia. La spesa alberghiera cala, non perché i manager scelgano hotel meno costosi, ma perché stanno via meno. Le agende si comprimono, le riunioni si concentrano, ogni giornata deve produrre il massimo. L’era delle trasferte lunghe e diluite lascia spazio a un modello diverso: meno notti fuori, ma più valore per ora viaggiata.

La scelta del volo non è più una questione di status

Per anni la fedeltà a una compagnia aerea o a un programma frequent flyer era un simbolo di status. Oggi le priorità sono cambiate. I viaggiatori aziendali scelgono prima di tutto orari che ottimizzino la produttività e collegamenti comodi con aeroporti strategici.

Il prezzo resta un fattore determinante, ma viene valutato in relazione al tempo risparmiato. “Convenienza” non significa più solo spendere meno, ma guadagnare efficienza.
La qualità del posto, l’accesso alle lounge e i benefit extra contano ancora, ma sono diventati secondari: il nuovo lusso è il tempo.

Hotel: la posizione batte i servizi

Lo stesso vale per gli hotel: la scelta non si basa più su stelle, ristoranti gourmet o spa, ma sulla funzionalità. Il 63% dei viaggiatori d’affari privilegia la posizione, seguita dalla coerenza con le policy aziendali (28%) e dalla fiducia nel brand (27%).

Anche qui, le aziende si muovono con pragmatismo: vicinanza agli uffici, sedi dei clienti e centri congressi conta più di ogni altro fattore. Il comfort diventa importante, ma non basta più a giustificare un prezzo elevato.

Il ritorno della competenza umana

In un’epoca dominata dalle piattaforme digitali, ci si potrebbe aspettare che le prenotazioni online siano la norma assoluta. Ma i dati raccontano un’altra storia: il 49% dei viaggiatori preferisce ancora rivolgersi a un consulente di viaggio umano.

E tra i dirigenti C-Suite, la percentuale sale addirittura al 70%.
Non si tratta di nostalgia, ma di complessità: i top manager viaggiano di più, spendono di più e hanno esigenze più articolate. Un errore nell’itinerario può avere un costo enorme. Qui, la competenza di un advisor è un vantaggio competitivo.

Bleisure: il viaggio che non finisce con il meeting

Il confine tra business e tempo libero si fa sempre più sottile. Quasi quattro viaggiatori su dieci dichiarano di prolungare la permanenza per svago.
Tra chi vola all’estero, la percentuale sale al 59%, mentre per i dirigenti raggiunge il 56%.

Questo trend sta già ridisegnando l’offerta di hotel, compagnie aeree e agenzie, che creano pacchetti su misura per una nuova tipologia di viaggiatore: lavoro di giorno, esperienze di sera. Non è più solo viaggio d’affari, è business lifestyle.

Foto di Brett Sayles: https://www.pexels.com/it-it/foto/persone-all-interno-di-un-terminal-dell-aeroporto-1115358/

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