Urban Mobility Council: il 70% degli spostamenti in Italia avviene in auto

Urban Mobility Council

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Secondo i dati dell’Urban Mobility Council, il 70% degli spostamenti in Italia avviene in auto: il parco veicoli è vecchio, servono interventi strutturali

L’automobile continua a essere il mezzo dominante per la mobilità in Italia, sia nelle città che fuori. Dopo la ricerca di Altroconsumo sull’auto come regina della mobilità, un nuovo studio conferma questo dato. Stiamo parlando dell’edizione 2025 di The Urban Mobility Council, iniziativa promossa dal Gruppo Unipol e da Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti), realizzata con il sostegno del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Come ha illustrato Fabrizio Savorani, referente scientifico di Isfort, questa indagine rappresenta una fotografia aggiornata e fedele dei comportamenti di mobilità degli italiani, rivelando quanto il ricorso al mezzo privato resti ancora predominante nel nostro Paese.

70% degli spostamenti quotidiani avviene in auto

Secondo i dati raccolti, ogni giorno in Italia si effettuano circa 100 milioni di spostamenti, per un totale complessivo di un miliardo di chilometri percorsi. Il 70% di questi tragitti avviene in auto, mentre soltanto il 18% dei cittadini utilizza i mezzi pubblici. Da non trascurare è il valore economico dell’intero sistema di mobilità nazionale è stato stimato in 125 miliardi di euro l’anno, considerando sia i costi diretti che quelli indiretti. Se restringiamo il campo d’indagine al contesto urbano, la situazione cambia ben poco. Il 50% degli spostamenti effettuati nelle città italiane avviene ancora in auto. Gli spostamenti a piedi coprono un 25% del totale, mentre il trasporto pubblico raccoglie solo un 18% degli utenti urbani. La bicicletta, pur essendo in crescita, rappresenta appena il 5% della micromobilità all’interno delle aree cittadine.

Una mobilità urbana più sostenibile è possibile

Tuttavia, da questo studio emerge anche uno scenario dalle potenzialità interessanti e incoraggianti: il sistema è pronto ad introdurre innovazioni sostenibili e digitali; l’unico, ma non sottovalutatile, discrimine è che i nuovi servizi vengano progettati con criterio e sostenuti da politiche adeguate. Da un lato, naturalmente, l’evoluzione tecnologica può essere una leva strategica per un cambiamento rapido; dall’altro però urgono investimenti pubblici mirati, in grado di promuovere soluzioni intermodali e un’integrazione più fluida tra i diversi mezzi di trasporto.

E nel dibattito sulla mobilità del futuro, le varie voci sembrano essere concordi su questo: esse inneggiano all’unisono all’urgenza di interventi strutturali per rendere sostenibile il sistema degli spostamenti, in particolare nelle aree urbane. Secondo Enrico Giovannini, portavoce di ASviS, non è realistico pensare di risolvere la crisi ambientale senza affrontare direttamente il nodo della mobilità: serve una strategia nazionale che punti sull’innovazione tecnologica, sull’elettrificazione del parco veicoli e su un cambio culturale nelle abitudini dei cittadini. Carlo Cimbri, presidente del Gruppo Unipol, ha ribadito durante l’apertura dei lavori alla Triennale di Milano quanto la mobilità rappresenti una leva fondamentale per la competitività del Paese. Non basta, ha sottolineato, rendere le automobili più performanti: bisogna ripensare l’intero ecosistema della mobilità in un’ottica di efficienza, inclusione e sostenibilità.

Il parco auto italiano è tra i più vecchi d’Europa

Il parco auto italiano è tra i più vetusti del vecchio europeo. L’età media delle vetture in circolazione nel nostro paese è infatti di 13 anni, un dato che riflette un ritardo strutturale nel rinnovamento dei mezzi e nella transizione verso una mobilità più sostenibile. Un veicolo su quattro, ancora oggi, appartiene alle categorie ambientali più obsolete, cioè quelle Euro 0, 1, 2 o 3. Questa situazione è stata ampiamente descritta , che evidenzia come in Italia siano registrate oltre 41 milioni di automobili, con una densità media di 701 vetture ogni mille abitanti. Si tratta di un record in Europa, che conferma il legame profondo fra italiani e auto, ma che solleva anche dubbi sull’efficienza e sulla sostenibilità del sistema nel suo complesso.

Il rapporto annuale del The Urban Mobility Council accende i rifletto anche su questo aspetto. I dati mostrano come solo il 7% delle auto attualmente in circolazione siano macchine elettriche o ibride plug-in, mentre appena lo 0,7% utilizza forme di alimentazione alternative, come il gas naturale liquido o l’idrogeno. Anche per quanto riguarda i veicoli commerciali, il quadro non migliora: il 70% degli autocarri in circolazione ha oltre 10 anni di vita. E se pensiamo che il futuro passa dal TPL, oggi ci illudiamo ugualmente: nemmeno il trasporto pubblico urbano è esente: gli autobus italiani hanno in media 13 anni, a riprova di un sistema nel complesso vecchio e bisognoso di interventi.

La situazione attuale del parco auto italiano, tra i più vecchi d’Europa, rappresenta un freno concreto a qualsiasi politica di transizione ecologica. Come evidenziato da Gianfranco Battisti, ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, l’età avanzata dei veicoli è un ostacolo strutturale che richiede un piano nazionale organico, con misure di rottamazione incentivata e un programma di rinnovo su larga scala. La mobilità in Italia si basa ancora in modo prevalente su mezzi privati vetusti, ad alte emissioni, e se questo nodo non viene affrontato con decisione, il Paese rischia di non rispettare gli impegni europei in materia di decarbonizzazione, rimanendo indietro nel confronto con gli altri Stati membri. In questa direzione si muove anche la riflessione di Marta Giansanti, direttrice generale di Motus-E, che sottolinea la necessità di una strategia condivisa tra pubblico e privato, fondata su investimenti mirati, pianificazione a lungo termine e la volontà politica di superare un modello ormai superato, basato su veicoli obsoleti e inquinanti. Intanto, i treni ad alta velocità si confermano una soluzione sempre più efficiente e competitiva, soprattutto per l’utenza business, che privilegia affidabilità, velocità e comfort. Se le città italiane non saranno in grado di modernizzare rapidamente le proprie reti e infrastrutture, il rischio è di perdere attrattività e centralità economica anche su scala europea.

Photo credit: Jonathan Petersson

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