Le tre grandi leve per migliorare il tema della mobilità sostenibile

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Mauro Bonaretti, Capo Dipartimento Mims- Ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili-, è intervenuto alla Convention Nazionale dei Mobility Travel Manager che si è tenuta a Milano lo scorso ottobre.

Alla ricca platea di Corporate Mobility e Travel Manager, ha indicato le tre grandi leve per raggiungere gli obiettivi della mobilità sostenibile: Tecnologia, Shift modale e Ricambio dei mezzi e accompagnamento alle politiche di transizione.

La tecnologia come leva per la mobilità sostenibile

Per Bonaretti il tema dell’efficienza del sistema è fondamentale così come la sua capacità di essere funzionale all’esigenze per ridurre i cosiddetti viaggi a vuoto.

In questa fase storica migliorare l’efficienza dei sistemi trasportistici è possibile grazie anche alla grande dotazione di infrastrutture tecnologiche che sono a disposizione. La Maas, ad esempio, è uno strumento che può andare sicuramente verso questa direzione e concepire un sistema di mobilità dove i diversi mezzi (sharing, trasporto pubblico, privato) sono effettivamente integrati. La Maas è uno strumento, una tecnologia, e come tale può mettere a disposizione sistemi che consentono di utilizzare le informazioni per ottimizzare il sistema di viaggi.

Le criticità, secondo Bonaretti, non sono quindi la disponibilità tecnologica, ma la capacità del sistema e delle politiche della mobilità di governare questo aspetto. In questo senso l’introduzione dei Mobility manager di area dovrebbe facilitare questa integrazione. C’è però bisogno di governance, e anche di un coordinamento che attualmente non si trova all’interno dei Comuni di riferimento. Inoltre, la necessità investire su competenze professionali specifiche è un altro tema importante per raggiungere il successo. Infatti, la capacità dei soggetti che devono governare questa evoluzione non deve riguardare necessariamente solo figure esperte nella pianificazione trasportistica, ma si deve guardare anche a professionisti capaci di integrarsi nei sistemi di pianificazione urbana, per offrire una lettura integrata delle città.

Bonaretti specifica che questo vale sicuramente sul piano della mobilità delle persone, ma anche sul tema della logistica merci che sta diventando un problema enorme anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale. “Migliorare l’efficienza sta proprio qui, migliorare la tecnologia e dall’altro punto avere una capacità di governo”. Bonaretti si sofferma inoltre sul comportamento degli attori, che devono essere sempre più disponibili a condividere queste informazioni in una logica di coordinamento e collaborazione per offrire un valore concreto a tutti.

Lo shift modale

Bonaretti ribadisce che l’Italia ha ancora un grande utilizzo della gomma come strumento sia di mobilità individuale sia del Trasporto di cose (logistica). Fare uno shift modale vuol dire passare al ferro e all’utilizzo maggiore di infrastrutture a bassa emissione ecc.. Tuttavia, i problemi ci sono, come quelli delle strozzature di logistica poiché il nostro paese ha investito poco nel trasporto ferroviario merci con gli spazi intermodali.

“Abbiamo bisogno di un recupero infrastrutturale per il passaggio da modalità tradizionale su gomma ad una modalità sostenibile come il ferro o trasporto via mare nel caso delle merci” ha affermato.

“Tuttavia, il nostro paese è un paese che è cresciuto sul trasporto su gomma. Il 70% dele nostre imprese sta a meno di 5 chilometri dai caselli autostradali. Abbiamo un trasporto molto locale (sotto i 300 chilometri). Allora in questi casi è molto difficile fare shift modale, ma possiamo mettere in campo la terza leva: i mezzi utilizzati”

Il ricambio dei mezzi

È nel ricambio dei mezzi che si gioca tutta la partita della questione idrogeno ed elettrico. Ci sono molte discussioni sul tema, anche approcci ideologici e di interessi dei diversi attori. “Noi abbiamo provato a mettere in piedi una struttura per fare una analisi di come sarà il futuro della mobilità dal puto di vista dei mezzi e dell’utilizzo merci. La struttura ci ha restituito un quadro dove per l’automobile si andrà a privilegiare l’elettrico così come per gli autobus urbani, ma anche in futuro per i furgoncini elettrici nel trasporto merci”.

Se si guarda il trasporto extra urbano e i mezzi come gli aerei e le navi la soluzione risiede tutta nell’idrogeno che si tende a privilegiare rispetto l’elettrico.  Consapevoli che dove l’elettrico è troppo leggero (vedi mezzi pesanti) si dovrà andare verso soluzioni comunque sempre sostenibili. “Questo passaggio non è banale perché richiede delle condizioni e ha delle criticità”, spiega Bonaretti. “Come la capacità delle nostre filiere industriali che devono esser pronte ad affrontare questa transizione. C’è un tema di competenze perché c’è un mutamento del sistema industriale. C’è un tema di competenze nelle nostre università e per chi lavora nella filiera produttiva”.

Il PNRR come alleato

È indubbio che per essere sostenibili bisogna essere socialmente sostenibili, con politiche che devono accompagnare la transizione. Il PNRR non va quindi visto solo come un incentivo macroeconomico, ma sicuramente come un grande programma che deve accompagnare questo processo di transizione.

Nel 2035 ci sarà la fine del motore endotermico, e si dovrà raggiungere l’obiettivo di abbattere il 55% delle emissioni. “Ma il problema non è mettere in discussione questo quadro. Il problema è quello di adattamento per far sì che questi obiettivi possano essere accompagnati attraverso quelle politiche che si stanno mettendo in campo. La ricerca dell’innovazione alle imprese sarà il grande passo decisivo” ha concluso Bonaretti.

Guarda il video di tutto l’intervento

l video è stato tratto dall’intervento durante la Convention Travel Mobility Manager aitmm

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