Boom di furti parziali d’auto: cresce il business dei ricambi rubati, Lombardia in testa

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Telecamere, fari LED, paraurti, cruscotti digitali. Ogni componente diventa un’occasione di guadagno per il mercato nero dei ricambi. In Italia, i furti parziali di auto stanno vivendo una crescita costante e preoccupante, colpendo non solo le utilitarie ma anche i modelli di fascia premium.

Il fenomeno, definito dagli esperti “cannibalizzazione delle auto”, ha registrato nel 2024 quasi 14mila interventi di riparazione legati a furti parziali o tentativi di furto, in aumento del 3,5% rispetto all’anno precedente (fonte: Osservatorio Car Clinic). Nel mirino finiscono soprattutto i veicoli tra i quattro e i sei anni di vita, ma anche quelli più recenti. Un danno economico stimato in oltre 5.000 euro per singola vettura e un giro d’affari illecito che travalica i confini nazionali, toccando Nord Africa, Emirati Arabi e Sudafrica.

Un fenomeno sempre più diffuso e organizzato

Secondo il nuovo report LoJack Italia – società del gruppo CalAmp, leader nelle soluzioni telematiche per l’automotive – nei primi sei mesi del 2025 sono stati recuperati 1.032 veicoli rubati, per un valore complessivo di 33,4 milioni di euro. Un dato che conferma l’ampiezza del fenomeno e la crescente professionalizzazione delle bande criminali coinvolte.

I ladri più esperti impiegano appena 80 secondi per portare via una componente. Agiscono in modo mirato, spesso su commissione, individuando le auto più richieste dal mercato dei ricambi. Nelle aree urbane meno illuminate o nei parcheggi di periferia, bastano pochi minuti per smontare fari, telecamere o monitor di bordo.

Lombardia al primo posto per numero di episodi

La Lombardia guida la classifica delle regioni più colpite, con il 40% dei casi totali. Seguono Lazio (27%) e Campania (18%).
A Milano e Roma si concentra quasi un terzo dei danneggiamenti complessivi. In Puglia, invece, il “triangolo dei furti” tra Manfredonia, Cerignola e Foggia continua a essere un epicentro di smontaggio e ricettazione. Qui, intere vetture vengono fatte sparire in poche ore e smontate in capannoni nascosti nelle campagne.

I modelli più colpiti

Le preferenze dei ladri rispecchiano quelle del mercato: i modelli del gruppo Stellantis – Fiat Panda, 500, Lancia Ypsilon, Jeep Renegade – sono tra i più colpiti. Ma anche Toyota, Lexus, Range Rover, Volkswagen, Audi e Smart compaiono tra i bersagli frequenti. Al Sud prevalgono le citycar italiane, al Nord i SUV e le vetture di marchi premium.

Un mercato nero sempre più redditizio

Ogni pezzo ha un valore preciso. Un paraurti può fruttare fino a 800 euro, un fanale oltre 2.500 euro, mentre i gruppi ottici avanzati con tecnologia LED o laser superano i 5.000 euro.
Catalizzatori, cerchi in lega e centraline completano il bottino. I metalli preziosi contenuti nei catalizzatori – platino e palladio – vengono rivenduti con margini elevatissimi.

Dietro questi traffici agiscono reti criminali internazionali, spesso legate ai mercati paralleli dei ricambi in Europa orientale e in Africa. Le auto vengono smontate in 3 o 4 ore, i pezzi catalogati e spediti all’estero attraverso canali consolidati.

Tecnologia e prevenzione: la risposta delle imprese

La complessità crescente di questi furti spinge il settore automotive e le compagnie assicurative a investire in tecnologie di tracciamento e recupero.
“La sottrazione di componenti è ormai un business strutturato – spiega Maurizio Iperti, presidente di Automotive LoJack International –. Le organizzazioni criminali operano con strumenti avanzati, arrivando a connettersi alla rete CAN bus dei veicoli per disattivarne i sistemi di sicurezza. Servono soluzioni di protezione evolute, capaci di contrastare o almeno rendere meno vantaggioso questo tipo di crimine.”

Oltre mille veicoli recuperati nel 2025

Nei primi sei mesi dell’anno, LoJack ha contribuito al recupero di oltre mille veicoli in collaborazione con le Forze dell’Ordine. Più della metà erano SUV, con il Toyota RAV4 in testa. Il 32% riguardava auto compatte, guidate dalla Fiat Panda. Le regioni più attive nei recuperi coincidono con quelle più colpite: Lazio, Campania, Puglia, Lombardia e Sicilia.

Il quadro che emerge racconta di un’economia sommersa che cresce ai margini del settore automobilistico. Un sistema che muove denaro, tecnologia e organizzazione. E che richiede, più che mai, una risposta coordinata tra istituzioni, imprese e cittadini.

foto copertina: Foto di FBO Media : https://www.pexels.com/it-it/foto/primo-piano-di-uno-pneumatico-nero-al-tramonto-34369691/

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