Differenza tra ESTA e Visto USA

Differenza tra ESTA e Visto USA

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La vittoria delle elezioni presidenziali da parte di Trump e la particolare posizione di questa amministrazione riguardo l’immigrazione pone delle nuove sfide e nuove complessità ai Travel Manager che devono gestire le trasferte del personale negli Stati Uniti. Sono sempre più frequenti, infatti, i casi di personale tecnico che riporta difficoltà all’ingresso negli USA, i controlli sono sempre più approfonditi e cresce un generale senso di sospetto e diffidenza da parte degli operatori di frontiera di un paese da sempre benevolo e accogliente nei confronti degli italiani. Al centro della questione c’è anche la differenza tra ESTA e Visto USA.

Recentemente ha fatto molto scalpore la notizia di un raid che l’ICE (Immigration and Customs Enforcement) ha effettuato nel sito in allestimento di Hyundai in Georgia deportando ben 300 cittadini coreani ai quali è stato contestato l’ingresso negli USA senza il visto appropriato per l’attività che s trovavano a svolgere. Gli USA hanno numerose tipologie di visto ma per lo scopo di questo articolo esamineremo il visto B1/B2 e le differenze con la forma di autorizzazione all’ingresso negli USA più famosa: l’ESTA.

Visto B1/B2 per USA: facciamo chiarezza

Innanzitutto diciamo che il visto B1/B2 è l’unica tipologia di visto che è possibile richiedere senza che qualcuno negli USA depositi una richiesta nominativa (petition) all’immigrazione locale e ottenga un’autorizzazione all’ingresso da parte di un dipartimento americano. Il visto B1/B2 si richiede presentando documenti che è possibile produrre in azienda e una lettera di invito del cliente americano.

Ma qual è la differenza tra l’ESTA e il visto B1/B2? Quando è sufficiente l’autorizzazione elettronica per una trasferta di lavoro negli USA e quando invece è necessario richiedere un visto B1/B2? Mettiamo subito in chiaro una cosa: ESTA e visto B1/B2 sono la stessa cosa, o meglio, le attività permesse con l’ESTA e con il visto B1/B2 sono esattamente le stesse. L’ingresso negli Stati Uniti per affari o per turismo si effettua sempre con il visto B1/B2. I cittadini italiani fanno parte di quel numero ristretto di paesi inseriti nel Visa Waiver Program (Programma di esenzione dal visto) che possono sostituire il visto B1/B2 con l’autorizzazione elettronica ESTA.

Perché un visto USA può fare la differenza?

E allora, perché un membro di questo club esclusivo dovrebbe voler perdere il proprio status privilegiato e fare richiesta di visto? O ancora, perché non mancano casi di cittadini italiani arrivati con l’ESTA negli Stati Uniti e ammessi all’ingresso ma con la raccomandazione di non entrare più con l’ESTA e di richiedere un visto per i viaggi successivi? O peggio ancora perché ci sono casi di cittadini italiani non ammessi negli USA e rispediti a casa?

I motivi possono essere vari e le nuove disposizioni sul controllo delle frontiere e il rilascio dei visti emanate dall’amministrazione Trump hanno reso il tutto più complesso e soprattutto imprevedibile. La prima cosa da tenere a mente è che un visto (o un ESTA) non è un’autorizzazione all’ingresso ma un nulla osta all’ingresso (o all’imbarco nel caso dell’ESTA). L’autorità di concedere o rifiutare l’ingresso negli USA è dell’immigration officer che ci accoglie all’arrivo. Il funzionario deve essere convinto che l’attività che dichiariamo di voler svolgere negli USA sia consentita e che non stiamo tentando di entrare negli USA per lavorare illegalmente o per tentare di immigrare nel paese. Per questo è bene che i trasfertisti siano formati e istruiti anche su come porsi nei confronti dell’immigrazione locale e che all’occorrenza gli si fornisca anche della documentazione che comprovi l’ammissibilità nel paese (contratti di vendita o assistenza, lettere di invito etc.).

Nonostante tutti gli accorgimenti è sempre possibile che un funzionario non sia convinto della bontà delle intenzioni del viaggiatore e in questo caso può ammetterlo “con riserva” (cioè dirgli che dovrà richiedere un visto per il suo prossimo viaggio negli USA) o addirittura rifiutargli l’ingresso.

La richiesta di entrare con un visto non viene fatta perché ci sia una differenza sostanziale tra questo e l’ESTA ma semplicemente perché in caso di richiesta di visto sarà necessario presentarsi di fronte ad un funzionario consolare con dei documenti giustificativi e si verrà approvati sulla base di questi documenti. Il fatto di avere un visto sul passaporto è una rassicurazione per l’immigration officer che un funzionario abbia visionato i documenti e abbia stabilito che l’attività da svolgere negli USA sia permessa e questo lo predispone certamente in maniera differente rispetto a chi arriva con un ESTA che è stato fato in pochi minuti dal proprio computer.

Oggi più che mai avere del personale formato sui visti è un elemento strategico per tutte le aziende presenti sui mercati internazionali. Una partnership con un consulente specializzato in visti può aiutare l’azienda e il travel manager a districarsi nelle questioni relative all’immigrazione e mettere al riparo l’azienda da rischi che possono costare anche molto caro in termini economici e di immagine.

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Photo credit: Nout Gons

Photo credit: Nextvoyage

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