Con quale patente puoi guidare all’estero?

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Chi viaggia per lavoro deve conoscere con quale patente guidare all’estero, limiti e regole della patente italiana nei vari Paesi

Spesso includiamo il noleggio dell’auto con facilità nella pianificazione di una trasferta, ma non è sempre così semplice. In alcune metropoli la guida autonoma è più un ostacolo che un vantaggio: traffico, segnaletica non familiare, parcheggi costosi e regole stradali diverse possono rendere stressante una trasferta. Non dimentichiamo che in alcuni paesi si guida a destra e non è un particolare trascurabile. In molti casi, ricorrere a un driver privato, un servizio di car sharing locale o mezzi pubblici di alto livello (come quelli disponibili in Giappone, Singapore, Emirati o USA) può essere la scelta migliore. Ma è innegabile la comodità di essere autonomi al volante. Quindi, prima ancora di vagliare queste alternative, il viaggiatore d’affari dovrebbe valutare il contesto urbanistico, la cultura stradale e il tempo disponibile; ma anche e soprattutto assicurarsi con quale patente guidare all’estero.

Come funziona la patente all’estero?

Guidare in un Paese straniero può sembrare semplice, ma in realtà è regolato da accordi bilaterali e convenzioni internazionali che stabiliscono se e come una patente nazionale venga riconosciuta oltreconfine. La regola generale è che si può guidare con la propria patente nei Paesi che ne accettano la validità, ma attenzione: i dettagli variano molto a seconda della destinazione, della durata del soggiorno e della tipologia di patente. Alcuni Stati richiedono una traduzione ufficiale, altri impongono l’uso del permesso internazionale di guida, altri ancora permettono solo brevi periodi di validità per le patenti estere. Per chi viaggia per affari è quindi fondamentale informarsi prima della partenza, per evitare sanzioni, problemi al momento del noleggio o – peggio – in caso di incidente.

Dove è riconosciuta la patente italiana?

La patente italiana è valida senza restrizioni in tutti i Paesi dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo, grazie alla normativa comunitaria che ha armonizzato i documenti di guida tra Stati membri. In pratica, se ti trovi in Francia, Germania, Spagna o anche in Norvegia e Islanda per una trasferta, puoi guidare liberamente con la tua patente B, a condizione che sia in corso di validità. La stessa regola si applica anche al Regno Unito, almeno per ora, nonostante la Brexit: il riconoscimento è ancora garantito per soggiorni brevi. In Svizzera, altra meta frequente per il business travel, la patente italiana è valida fino a un anno di permanenza. Tutto cambia se il soggiorno si protrae nel tempo: in tal caso può essere richiesta la conversione in una patente locale.

Dove non vale la patente italiana?

Ci sono Paesi in cui la patente italiana non è automaticamente riconosciuta o dove, sebbene teoricamente accettata, le autorità o le agenzie di noleggio pretendono un documento aggiuntivo. In molti Paesi dell’Asia, come la Cina o il Vietnam, non è possibile guidare legalmente con una patente europea, anche se in possesso di permesso internazionale. In questi casi si devono affrontare procedure specifiche e, a volte, superare esami teorici o pratici. In altri contesti, come in alcuni Paesi africani o mediorientali, la normativa è più flessibile ma poco chiara: per esempio in Egitto o negli Emirati Arabi Uniti, molte agenzie di noleggio richiedono il permesso internazionale, pur non essendo sempre obbligatorio per legge. In questi casi, la regola d’oro è verificare con largo anticipo presso ambasciate, siti governativi o società di noleggio locali.

A cosa serve il permesso internazionale di guida?

Il permesso internazionale di guida è un documento che traduce la patente italiana in più lingue e permette di guidare in Paesi che aderiscono a specifiche convenzioni internazionali. È emesso sulla base della patente italiana e non la sostituisce: deve quindi sempre essere accompagnato dal documento originale. Esistono due modelli: quello secondo la Convenzione di Ginevra del 1949 e quello secondo la Convenzione di Vienna del 1968. La scelta dipende dal Paese di destinazione. È utile soprattutto in contesti dove la patente italiana non è riconosciuta o dove la polizia stradale potrebbe non comprenderne i dati. Chi viaggia per affari sa bene quanto contino i tempi: trovarsi in difficoltà in dogana o a un posto di blocco può significare perdita di tempo, appuntamenti mancati e perfino responsabilità legali in caso di incidente.

Dove è richiesta la patente internazionale?

Il permesso internazionale è richiesto in molti Paesi extraeuropei, anche tra quelli abitualmente frequentati per lavoro. Oltre agli USA e al Canada, viene richiesto in Giappone, Tailandia, Sudafrica, Emirati Arabi Uniti, Australia e India, solo per citarne alcuni. In questi contesti non basta avere con sé la patente italiana: l’assenza del permesso può impedirti di noleggiare un’auto, di circolare legalmente o di ottenere copertura assicurativa. In Giappone, per esempio, il permesso deve essere accompagnato da una traduzione certificata in giapponese, da richiedere alla JAF (Japan Automobile Federation). In Sudafrica e Australia è accettato solo il modello di Ginevra. Per questo motivo, il consiglio più utile che si possa dare è di consultare con attenzione i siti delle ambasciate italiane all’estero, come www.viaggiaresicuri.it, prima di partire.

Chi ha la patente italiana può guidare in America?

Negli Stati Uniti, la situazione cambia da Stato a Stato. Alcuni – come California, New York e Florida – accettano la patente italiana per soggiorni brevi (normalmente fino a 3 mesi), ma molti altri richiedono, o consigliano fortemente, il possesso del permesso internazionale di guida. Lo stesso vale per il Canada. Questo vale anche per noleggi auto: diverse compagnie, come Hertz e Avis, potrebbero richiederlo come condizione contrattuale. In pratica, sebbene la legge non lo imponga in modo uniforme, viaggiare senza permesso internazionale può diventare un problema imprevisto al momento del ritiro del veicolo. A livello assicurativo, poi, guidare senza un documento ritenuto valido può compromettere la copertura in caso di sinistro. Meglio quindi non rischiare: quando si tratta di America, il permesso internazionale è altamente consigliato.

Che durata ha la patente internazionale?

La validità del permesso internazionale varia a seconda della convenzione su cui è basato. Il modello Ginevra 1949 ha validità di un anno, mentre quello di Vienna 1968 può durare fino a tre anni, ma non oltre la scadenza della patente italiana a cui è associato. La domanda si presenta presso la motorizzazione civile, e i tempi di rilascio variano da pochi giorni a diverse settimane a seconda della città. Per un viaggiatore d’affari, è consigliabile programmare il rilascio con largo anticipo, soprattutto se il viaggio tocca più Paesi con requisiti diversi. Inoltre, bisogna tenere presente che il permesso non è rinnovabile: una volta scaduto, va rifatto da zero. Per evitare sorprese, è bene segnarsi una scadenza sul calendario e valutare se vale la pena richiederlo ogni anno, soprattutto se le trasferte sono frequenti verso destinazioni extraeuropee.

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Photo credit: Taras Makarenko

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