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ToggleDal rispetto delle norme alla mobilità accessibile: il ruolo del mobility manager nell’abbattere le barriere e creare valore per tutti i lavoratori
Una mobilità accessibile è davvero sostenibile solo se è a portata di tutti, senza esclusioni. Per questo motivo il ruolo del mobility manager oggi non può più limitarsi a gestire orari, mezzi e spostamenti, ma deve diventare anche unpromotore di pari opportunità. Leggere i bisogni, anticipare le criticità, proporre soluzioni che tengano conto della diversità è ormai una parte essenziale della professione. In particolare, è sempre più urgente pensare a iniziative concrete a supporto dei lavoratori con disabilità, non solo per motivi etici, ma anche per rispondere alle esigenze di inclusione, benessere organizzativo e valorizzazione del talento in tutte le sue forme.
La mobilità accessibile non è un obbligo, ma una scelta
Un’azienda che sceglie di adottare una visione inclusiva del mobility management va oltre i minimi previsti dalla normativa. Non si limita a rispettare le leggi sull’accessibilità, ma si impegna a costruire un ambiente di lavoro accogliente e accessibile per tutte e tutti. Questo significa considerare la mobilità come parte integrante delle politiche di Diversity & Inclusion, e non come un elemento tecnico o separato dal benessere aziendale. L’inclusione parte dai dati: il mobility manager può raccogliere informazioni tramite survey interne, colloqui, osservazione dei comportamenti di mobilità e mappatura dei punti critici. Da qui, si possono costruire strategie personalizzate e misurabili, che non si limitino a “compensare” la disabilità, ma puntino a rimuovere le barriere che la società — o la stessa organizzazione — può generare.
Trasporti aziendali accessibili: un primo passo concreto
Una delle prime azioni su cui intervenire è la progettazione o revisione dei servizi di trasporto aziendali, come navette, carpooling, o convenzioni con il trasporto pubblico. È fondamentale che questi servizi siano realmente accessibili, sia dal punto di vista fisico (con mezzi attrezzati, rampe, spazi dedicati, segnaletica visiva e sonora) che organizzativo. È utile, ad esempio, prevedere prenotazioni anticipate, supporto dedicato da parte del personale, o ancora itinerari personalizzati nei casi più complessi. In contesti dove l’accessibilità dei trasporti collettivi è difficile da garantire, l’azienda può scegliere soluzioni flessibili e ibride: dal rimborso per l’uso di taxi attrezzati al supporto economico per l’utilizzo di accompagnatori professionali. In ogni caso, è essenziale coordinare queste misure con le risorse umane e i referenti per la disabilità in azienda, per evitare interventi a compartimenti stagni.
La flessibilità oraria come strumento di inclusione
Un altro elemento chiave è la gestione dei tempi di lavoro, spesso sottovalutata ma decisiva per l’inclusività. Le persone con disabilità, o che convivono con patologie croniche, possono incontrare difficoltà negli spostamenti durante le ore di punta, o richiedere pause più frequenti. Introdurre fasce orarie flessibili, orari scaglionati o soluzioni di lavoro ibrido può essere un aiuto concreto per migliorare la qualità della vita e la produttività. Ma non basta: serve anche un cambio di mentalità. La flessibilità deve essere vista non come un favore concesso, ma come un diritto basato su esigenze reali. In questo, il mobility manager può agire come facilitatore, traducendo esigenze individuali in soluzioni compatibili con l’organizzazione aziendale. Anche lo smart working, quando ben progettato, può diventare parte integrante di un piano di mobilità inclusiva, evitando trasferte non necessarie e alleggerendo il carico giornaliero.
Parcheggi, percorsi e spazi: l’accessibilità non si ferma all’ingresso
Arrivare in azienda è solo metà del viaggio. Spesso le barriere più invisibili — e più frustranti — si trovano all’interno dell’edificio. Percorsi troppo lunghi, ascensori non segnalati, porte troppo strette, bagni inaccessibili, parcheggi riservati ma lontani dall’ingresso: sono tutti ostacoli che rendono la mobilità quotidiana faticosa o umiliante. Il mobility manager ha qui un ruolo fondamentale: può mappare gli spazi, collaborare con il facility manager, suggerire interventi strutturali e promuovere una revisione dei layout aziendali. A volte basta poco: una rampa in più, una porta automatica, un posto auto spostato, un’illuminazione migliore. Ma per agire servono consapevolezza e ascolto: nessun manuale tecnico potrà mai sostituire il racconto diretto delle difficoltà quotidiane vissute dalle persone con disabilità.
Tecnologie accessibili per servizi davvero inclusivi
Le soluzioni digitali possono essere un’enorme opportunità per migliorare la mobilità, ma solo se progettate con attenzione all’accessibilità tecnologica. Molte aziende utilizzano app per prenotare postazioni, parcheggi, bici elettriche o navette. Ma se queste piattaforme non sono leggibili da screen reader, se i comandi sono troppo piccoli o se manca una versione audio o testuale delle istruzioni, il risultato è un’esclusione silenziosa. Per questo il mobility manager dovrebbe collaborare anche con l’IT aziendale o con i fornitori esterni, richiedendo piattaforme digitali che rispettino gli standard WCAG e siano testate da persone con diverse abilità. In alcuni casi, può essere utile prevedere un supporto umano per chi non riesce a utilizzare l’app, ad esempio tramite help desk, segnaletica fisica o QR code con spiegazioni vocali.
Ascoltare, coinvolgere, costruire insieme
Infine, la vera chiave per costruire una mobilità inclusiva è l’ascolto continuo. Il mobility manager non dovrebbe mai lavorare da solo, ma costruire alleanze trasversali: con i dipendenti, con le risorse umane, con il medico competente, con le rappresentanze sindacali e con le associazioni che si occupano di disabilità. Questo ascolto deve trasformarsi in processi partecipativi, come tavoli di lavoro, focus group, test pilota o raccolta di feedback periodici. Le soluzioni migliori spesso nascono da chi vive direttamente un problema, non da chi lo osserva da fuori. Coinvolgere le persone non è solo un gesto di rispetto, ma è una garanzia di efficacia: una mobilità inclusiva ben progettata migliora la vita di tutti, non solo di chi ha una disabilità.
Photo credit: Aleksejs Bergmanis