La gestione dei viaggi aziendali da locale a globale: spesso un incubo

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Le aziende, quando acquisite da organizzazioni internazionali o multinazionali (come in Italia succede sempre più spesso…), si ritrovano qualche volta a venire guidati dalla casa madre straniera nella scelta di un nuova agenzia di viaggi, meglio definita Travel Management Company, che abbia sedi anche all’estero e che metta a disposizione una fitta rete di punti vendita e d’assistenza in tutto il Globo. Una vera tortura per l’Azienda, un vero incubo per l’agenzia che li seguiva.

La trasformazione del servizio a Global non è affatto semplice, né scontata.

Ci sono una serie di passaggi tecnici, di processi di interfaccia tra sistemi che spesso non parlano la stessa lingua, e di operazioni lunghe ed elaborate.

Il passaggio qualche volta richiede mesi e non sempre è performante al meglio.

Mi sono adoperata con grandi energie per questo passaggio nella mia precedente azienda multinazionale quando lavoravo come Travel Manager, e mi sto adoperando oggi per la stessa cosa -specularmente parlando – per l’agenzia di viaggi dove lavoro.

Ho scoperto una moltitudine di associazioni/ corporazioni mondiali (soprattutto americane) che operano da anni e che associano agenzie in tutto il mondo chiedendo spesso quote gravose ( almeno per le realtà italiane), fornendo strumenti di ultima generazione utilissimi per essere competitivi sul mercato di oggi; vedi per esempio i mitici FareSearch che ti permettono di vendere biglietti aerei acquistati su altre piazze da un’agenzia partner a costi decisamente più bassi che se fossero acquistati in Italia.

Ho valutato, inoltre, che spesso tutti questi strumenti sofisticatissimi e costosissimi poco si adattano alla realtà italiana. Noi italiani siamo spesso sconosciuti nella nostra operatività dai colossi internazionali e la nostra peculiarità legata ad una frammentazione dei servizi e ad un mercato ancora molto tradizionalista, è pressoché ignota da questi gruppi internazionali.

Partiamo dal presupposto che le agenzie in Italia lavorano facendosi retribuire delle fee molto basse rispetto a quanto sarebbe necessario per essere ripagate del loro servizio.  I valori delle nostre fee di agenzia sono molto lontane dai valori dei nostri partner ad esempio europei. E la cosa più grave è che sembra che continuino ad abbassarsi di valore a causa di una feroce concorrenza e di competitor crescenti.

Per un’agenzia viaggi ripagarsi di una partnership globale è quindi molto difficile ed onerosa, perché il confronto economico con gli altri mercati è molto distante.

Se da un lato, il vantaggio di essere globali, porterebbe all’utilizzo di strumenti o soluzioni tecniche più sofisticate, questo spesso si traduce in una totale carenza e supporto dei partner globale nelle pratiche ad esempio di negoziazione con i providers di servizio come le compagnie aeree. Ecco che l’agenzia di viaggi locale, che aspira a diventare internazionale, si trova invece abbandonata e deve cercare di fare leva solo sul suo operato locale per riuscire nell’impresa.

I tools internazionali come ad esempio quelli che riescono a “catturare” tariffe più vantaggiose per i biglietti emessi solo per il fatto di essere acquistati fuori dall’Italia sono una panacea ambita da molti….ma l’utilizzo di questi strumenti non è sempre così fruibile e applicabile.

Secondo la mia esperienza, questi nuovissimi tool, vanno utilizzati con molta attenzione.
Se l’agenzia di viaggi riesce ad ottimizzare fino ad un venti percento di biglietti potenzialmente eleggibili per essere rivisti nella riquotazione, ne rimangono fuori quasi sempre l’ottanta per cento.

Secondo voi essere agenzia di viaggi globale, ma solo per il venti per cento delle possibilità è una scelta davvero così vantaggiosa?

Certo si dovranno unire ad altri vantaggi che una gestione globale può portare all’azienda e all’agenzia locale.
Ma di questo vi parlerò la prossima volta.

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