La Mobilità diventerà sostenibile solo quando…

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Ormai è un pensiero comune, che nel giro di pochi anni le autovetture private saranno sempre più limitate nei centri urbani, che le stesse auto saranno sempre più spinte con motori ad energia elettrica e saranno abbandonati i motori a combustibile maggiormente inquinanti come il diesel e la benzina. I servizi di sharing nella mobilità, in crescita a doppia cifra per diffusione e numero di iscritti conquistano sempre maggiore consenso tra gli utenti, offrendo nuovi e migliori servizi, facilità e semplicità d’accesso, non solo con le auto ma con qualsiasi mezzo.

La Mobilità sostenibile e integrata a due velocità

Eppure, la mobilità nelle nostre città, appare tutt’altro che sostenibile e integrata. In Europa si viaggia a due velocità, le città del nord di Norvegia e Svezia, nonostante il clima, hanno da tempo imboccato la strada della chiusura alle auto private, mettendo fuori legge a partire dai prossimi anni le auto diesel. Investendo nell’integrazione tra i servizi di mobilità e in piste ciclabili ormai da anni, si pongono come esempio da seguire per ottenere risultati in questo ambito.  Hanno saputo cogliere l’opportunità di integrare i nuovi servizi di ride e car sharing con i servizi tradizionali e di trasporto pubblico locale (TPL), per dare ai cittadini la possibilità di scegliere il miglior modo per spostarsi in rapporto a bisogno e capacità di spesa contenendo traffico ed emissioni inquinanti.

Da altre parti non è così. Nonostante le città e le aree metropolitane italiane, ad esempio, registrino tassi di inquinamento record, quindi l’urgente necessità di limitare e decongestionare il traffico urbano per limitare le polveri sottili e le emissioni di CO2  si continuano a rischiare  le sanzioni Europee e i danni alla salute. Da noi tutto rimane fermo, tranne qualche isolato progetto e tentativo destrutturato, bloccati dalla mancanza di progettualità e decisioni.

I nuovi servizi di mobilità rappresentano il futuro

In alcuni Paesi, non si è ancora deciso se i servizi di sharing e i nuovi servizi offerti attraverso la tecnologia sono complementari ed integrativi ai più tradizionali trasporti come Taxi e TPL o viceversa sono in concorrenza, al limite della legalità da limitare e bloccare per salvaguardare le richieste corporative figlie di vecchie logiche negoziali. Il Commissario Europeo ai trasporti Violetta Bulc a questo proposito afferma: “Le soluzioni di mobilità condivisa, collaborativa e multimodale rappresentano il futuro”. Tuttavia, l’atteggiamento delle amministrazioni comunali sarà fondamentale: dovranno decidere se considerare i nuovi servizi di mobilità come complementari ai trasporti pubblici e ai taxi – o come concorrenza indesiderata.”   

Studi a questo proposito dell’International Trasport Forum (ITF) dimostrano come sfruttando la grande opportunità di integrazione dei servizi tra minibus a chiamata e di ride sharing, Taxi e TPL, si possa diminuire il traffico come a Lisbona del 95% con una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre il 30%.

Riformare il settore del trasporto persone per consentire lo sviluppo di nuovi servizi di mobilità

Per ottenere questi risultati bisogna creare le condizioni e i presupposti, innanzitutto normativi e legislativi per consentire la legittima attività a tutti gli operatori del comparto. Vi è nella nostra società, una vasta area di domanda di mobilità, tra il servizio e il costo del Taxi e il servizio e il costo del TPL che non trova risposta nell’attuale organizzazione del trasporto. Questa domanda troverebbe una soluzione nei nuovi fornitori di servizio a patto che l’accessibilità sia analoga ai fornitori tradizionali.

Una riforma intelligente del settore  va fatta con una visione complessiva della domanda di mobilità. Bisogna consentire di integrare l’offerta di trasporto tra pubblico e privato, l’utilizzo della tecnologia digitale per favorire gli operatori a vantaggio degli utenti.

Le Amministrazioni Pubbliche hanno il potere di gestire o bloccare i nuovi servizi di mobilità

Le Amministrazioni Pubbliche locali, in virtù dell’articolo V della Costituzione Italiana, hanno in mano il potere di gestire o bloccare i nuovi servizi di mobilità, poiché spetta a loro disciplinare i servizi di trasporto pubblico, taxi e noleggio con conducente. I vincoli posti dalla legge 21/92 a nuove modalità di erogazione del servizio, le restrizioni di accesso al mercato vincolate da limitate autorizzazioni e vincoli territoriali, rendono difficile e quasi impossibile lo sviluppo di nuovi servizi di mobilità. Questa condizione determina la perdita di una buona opportunità per l’Italia, di usufruire del potenziale vantaggio determinato dalla tecnologia e dei benefici che essa porterebbe nei servizi di mobilità e allo sviluppo delle attività attivando un volano che potrebbe trainare tutto il Paese.

Le case automobilistiche sanno benissimo che dal 2030 buona parte delle autovetture in circolazione saranno utilizzate in car sharing e non saranno più di proprietà, come ha confermato anche la società di consulenza McKinsey in una sua recente analisi; quindi per non rimanere tagliate fuori dal nuovo business si sono organizzate investendo in tecnologia, piattaforme digitali per lo sviluppo e la gestione delle flotte di taxi a guida autonoma. Anche loro per non farsi travolgere dall’evoluzione cercano di gestire al meglio il cambiamento delle abitudini personali.

Il futuro sembra veramente dietro l’angolo, ma come detto ci si avvicina a velocità diverse, le aziende digitali, i costruttori automobilistici, il nord Europa, gli USA e la Cina, andandogli incontro con grande velocità, un’altra parte dell’Europa tra cui l’Italia cercando di fuggire per non affrontare le nuove sfide, perdendo opportunità di immediati benefici.

 

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