Cosa manca alle nostre città per recuperare il gap esistente con le grandi metropoli del Nord Europa in tema di mobilità sostenibile?

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Cosa manca alle nostre città per recuperare il gap esistente con le grandi metropoli del Nord Europa in tema di mobilità sostenibile?

A questa non semplice domanda, abbiamo cercato di dare risposta nel corso della Tavola Rotonda sulla mobilità, nell’ambito della seconda Convention Nazionale AITMM, tenutasi a Milano lo scorso 26 settembre.

L’accresciuta sensibilità ai temi di sostenibilità ed ecologia, come dimostrano gli scioperi per l’ambiente nelle principali città europee e mondiali, rende sempre più attuale il tema della mobilità nelle nostre città. I diversi governi nazionali, compreso quello italiano, stanno portando avanti programmi a sostegno di una mobilità più amica dell’ambiente, ed anche il mercato ha risposto con lo svilupparsi di servizi di car pooling, car sharing, bike sharing e così via. Si tratta di un’offerta di servizi sempre più ampia che però si inserisce in un settore in cui la progettualità e la visione d’insieme purtroppo sono molto limitate.

Come è possibile quindi progredire su questo tema?

Con queste parole ha aperto la conversazione Ivano Gallino, Vice-Presidente AITMM e Partner di Travel for Business. Ivano ha quindi ceduto la parola a Pierluigi Ascani, Presidente e Fondatore di Format Research e Format Business Intelligence, per esplorare i principali fattori di stimolo e/o di freno allo sviluppo della mobilità elettrica nel nostro paese.

Il punto di vista di Ascani  è molto chiaro. In assenza di un quadro generale d’insieme coerente, di una piattaforma sistemica per la sua gestione, è molto difficile progredire. Ascani ha sottolineato infatti come lo sviluppo della mobilità elettrica fa emergere tematiche nuove e diverse rispetto a quanto normalmente associato alla mobilità tradizionale. E queste tematiche vanno dalla semplice diffusione di colonnine di ricarica, a situazione più specifiche come la presenza del giusto livello di skills manutentive nella rete di assistenza. Ma vanno anche ripensati i regolamenti di condominio e le polizze assicurative che a volte non contemplano in maniera adeguata la casistica dell’auto elettrica. Il tema della mobilità elettrica va quindi affrontato in un’ottica sistemica.

Ascani ha poi aggiunto come anche a livello culturale è necessario un cambiamento. Da questo punto di vista, sembra però che il meccanismo sia già in funzione, anche se richiederà forse ancora qualche anno per esplicarsi.

Sono stati, infatti, presentati i risultati di una recente ricerca che evidenzia come il rapporto delle persone con la propria macchina varia in maniera considerevole tra le diverse fasce di età. E così se nella media del campione intervistato, la macchina rappresenta un mero mezzo di trasporto nel 37% dei casi e deve avere il minimo impatto ambientale nel 27% dei casi, queste percentuali crescono in maniera considerevole nella fascia di età dei cosiddetti Millenials per arrivare al 60% e al 44% rispettivamente, a significare come per questi utilizzatori, l’aspetto di pura utilità e di sostenibilità siano prioritari.

Al contrario se si considera la macchina come una passione o semplicemente qualcosa di bello che rappresenta l’utilizzatore le percentuali cambiano in maniera drastica. La media dell’intero campione ci dice infatti come circa il  17% del campione vede l’auto come una passione e solo il 9,7% lo vede come qualcosa di bello. Queste percentuali sono più che duplicate se guardiamo le fasce più anziane del campione. E si arriva rispettivamente a circa il  36% e a circa il 20%. Per le generazioni più anziane, l’auto non è solo uno mezzo di trasporto ma uno strumento quasi di affermazione personale.

In conclusione, il ricambio generazionale che vede i più giovani più propensi a vedere ed utilizzare la macchina in maniera diversa aiuterà nel tempo a muoversi verso forme di mobilità diversa.

Rapporto con le nuove forme di mobilità

E’ della stessa opinione Barbara Galli, Direttore BU Telco e Mobility in Doxa. Galli ha infatti aperto il suo intervento evidenziando come il rapporto con queste nuove forme di mobilità stia cambiando. Ha osservato infatti come le generazioni nelle fasce di età più alta tendono a continuare nei propri comportamenti anche se il mondo esterno tende a cambiare. Viceversa le generazioni più giovani nascono e crescono in un ambiente in cui queste forme di mobilità alternativa già esistono e sono anche concepite per rispondere agli schemi mentali di questa fascia della popolazione. Da qui il passo ad un maggiore utilizzo è decisamente breve. Galli ha poi aggiunto come l’assenza di infrastrutture, l’incertezza legislativa, le difficoltà pratiche legate alla gestione di un’auto elettrica sono fattori di blocco importanti verso le nuove forme di mobilità.

In conclusione, lo sviluppo delle forme di mobiltà alternative e dell’auto elettrica è legato a due fattori: un fattore di carattere generazionale, confermando quanto già emerso nell’intervento di Pierluigi Ascani e l’assenza  nel nostro paese di uno vero sforzo di educazione delle persone su questi temi, avendo in mente una meta chiara e di una consapevolezza piena intorno a questi temi.

Il caso SOGEI: iniziative di mobilità aziendale sostenibile

In questo quadro non roseo, l’intervento di Paolo Tedesco, Mobility Manager di Sogei e Presidente di AITMM, porta invece un raggio di luce.

Anche in una città complicata sotto il punto di vista della mobilità come Roma e in un’azienda pubblica continuamente sottoposta a spending review, è possibile infatti realizzare iniziative di grande impatto.

Paolo ci ha illustrato come il primo importante risultato sia stato di creare un gruppo di Travel Management in cui coesistono il Mobility Manager ed il Travel Manager. Questo ha portato ad una collaborazione molto più stretta e all’incentivazione del trasporto intermodale anche nell’organizzazione delle trasferte e non solo nei trasferimenti casa-lavoro.
Questo consente di raggiungere due obiettivi: la sostenibilità ambientale e un bel risparmio per l’azienda.

Lavoro agile e smart working, iniziative che si inseriscono nel percorso della mobilità sostenibile

Tra le altre iniziative che Sogei sta portando avanti, Tedesco ci ha raccontato dei servizi di trasporto collettivo per i trasferimenti casa-lavoro che si estendono anche ai trasferimenti dei dipendenti tra le diverse sedi aziendali con minore uso di Taxi o auto private, con riduzione anche dei rischi di infortuni per i dipendenti. Molto interessante anche la condivisione del servizio di trasporto collettivo tra più aziende localizzate nella stessa area che consente un’ulteriore ottimizzazione del servizio con navette che viaggiano sempre piene, con grandi benefici per l’ambiente e per i costi aziendali.  Anche le iniziative di lavoro agile e smart working, seppure ancora non molto sviluppate si inseriscono in questo percorso orientato ad una mobilità più sostenibile sotto tutti i punti di vista. Tedesco ha continuato il suo intervento sottolineando come l’avanzare di iniziative del genere richiede un grande cambiamento culturale sia da parte delle aziende sia da parte dei lavoratori, riagganciandosi agli altri interventi della Tavola Rotonda.

E’ toccato a me quindi chiudere la Tavola Rotonda, provando a dare evidenza di come una mobilità più integrata in azienda porti dei vantaggi importanti.

Il consolidamento delle funzioni, per una visione completa delle esigenze della mobilità sostenibile aziendale

Nelle aziende, infatti, come dimostra il caso di Sogei illustrato da Paolo Tedesco, si sta verificando un trend  interessante che vede il consolidamento in un unico ruolo organizzativo di tre figure tradizionalmente distinte, quella del Travel Manager, quella del Fleet Manager e quella del Mobility Manager. Questo consolidamento consente di avere finalmente sotto un unico cappello una visione completa delle esigenze di mobilità aziendale così da potere cogliere al meglio le opportunità offerte dai diversi strumenti e capire meglio come ottimizzarla.

Ci sono infatti diverse situazioni che è difficile inquadrare sotto un’etichetta univoca. Basti pensare alle figure commerciali e di vendita che sono il più delle volte dotate di un’auto aziendale ad uso personale (quindi sotto la responsabilità del Fleet Manager) ma che si muovono in maniera estensiva per ragioni legate al loro lavoro magari pernottando o consumando pasti fuori (aree sotto la responsabilità di un Travel Manager).

La trasferta di queste persone è regolata da due policy distinte e che a volte non si parlano, generando anche a volte situazioni paradossali. E in un’ottica di benessere del dipendente viaggiatore, siamo proprio sicuri che l’auto aziendale sia sempre il mezzo più giusto per muoversi sulle brevi distanze? Che impatto ha sul rischio infortuni avere persone che macinano decine di migliaia di chilometri ogni anno. Non è forse meglio pensare a questo tipo di mobilità in maniera diversa?
L’integrazione organizzativa tra le tre figure è sicuramente il primo passo per rispondere a queste domande in maniera estensiva.

I vantaggi di un approccio integrato nella mobilità aziendale

I vantaggi di un approccio integrato alla mobilità sono, a mio avviso, 3.

  1. Il primo vantaggio è indubbiamente per l’utilizzatore dei servizi aziendali di mobilità. E’ possibile così costruire un’esperienza End-to-end che tiene conto di tutte le esigenze di mobilità in ogni situazione in un’ottica anche di miglioramento della cosiddetta employee experience.
  2. Il secondo vantaggio e per l’azienda stessa che adottando un approccio più integrato ha la possibilità di ridurre i costi derivanti per esempio da macchine aziendali non opportunamente sfruttate o dall’utilizzo non efficiente di taxi e autonoleggio. Con un approccio più integrato, che include anche le nuove forme di sharing, le aziende hanno la possibilità di pagare solo per i servizi di cui hanno effettivamente bisogno riducendo i costi in maniera significativa.
  3. Il terzo vantaggio è per l’ambiente: minori auto personali in circolazione generano evidentemente minore inquinamento  con benefici per l’ambiente  e per la collettività.

Affinché questi benefici possano però essere effettivamente goduti è necessario per le aziende lavorare su tre fronti.

Il primo è proprio l’aspetto organizzativo: unificare in un’unica posizione organizzativa le tre figure discusse sopra è il primo importante passo per potere costruire delle solide fondamenta per una moblità integrata aziendale.

Il secondo passo è un’analisi attenta dei bisogni dell’azienda e dei suoi dipendenti. Aziende diverse presentano esigenze diverse che vanno opportunamente valutate per costruire la soluzione migliore per quella realtà.

Il terzo passo è sicuramente rappresentato dalla promozione di un cambio culturale verso le forme di mobilità alternative attraverso l’adozione di policy coerenti che abbiano degli obiettivi chiari e che spingano le persone in maniera quanto più naturale e semplice possibile verso la meta desiderata.

Conclusioni

Mi piacerebbe quindi riassumere le mie personali conclusioni su questa Tavola Rotonda:

  1. Per progredire in un mondo di mobilità più sostenibile è necessario avere una visione d’insieme che guardi a tutti gli elementi che gravitano intorno all’universo mobilità in maniera sistemica, con obiettivi chiari e condivisi. Questa visione d’’insieme è necessaria sia a livello di paese con l’opportuno quadro legislativo ma anche a livello di singola azienda per potere costruire il percorso di mobilità più adatto alle varie esigenze
  2. Il naturale ricambio generazionale favorisce lo sviluppo delle mobilità verso forme più sostenibili ed amiche dell’ambiente, è pero anche necessario rimuovere quegli ostacoli infrastrutturali pratici che bloccano l’adozione di macchine elettriche e delle altre forme di mobilità alternative
  3. Oltre ai chiari vantaggi per l’ambiente, i vantaggi di una mobilità integrata in ambito aziendale si esplicano a favore degli utilizzatori dei servizi per cui è possibile costruire un’esperienza di mobilità end-to-end, e con una riduzione dei costi dato che le aziende pagherebbero solo per i servizi effettivamente utilizzati
  4. Un cambiamento culturale è necessario per accelerare l’evoluzione verso una mobilità integrata e sostenibile.

E’ stato un vero piacere ed onore per me partecipare a questa Tavola Rotonda  e ringrazio AITMM e Ivano Gallino per avermi coinvolta.

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