Il viaggio business, come affrontarlo con piacere

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Dicono che la qualità del viaggio business dipenda dalle aspettative iniziali già nella fase di preparazione.

Così si introduce Guido Savio, Manager di Hewlett Packard Enterprise e impegnato come Presidente presso l’associazione turistica di Gassino Torinese, alla nuova intervista della Community dei viaggiatori d’affari: Travel for business.

Guido ci racconta cosa si intende per viaggiare con qualità, e come affrontare con piacere anche i momenti di incertezza che un viaggio business può generare.

In effetti non è solo la destinazione o il tempo a disposizione o quanto effettivamente accaduto (trascurando ovviamente il lato business in sé) che influenza la percezione del viaggio o il ricordarselo  faticoso o meno.

Ciascuno di noi, quando viaggia per lavoro, non ha ovviamente solo uno schema ben preciso di regole da seguire, di attività da compiere, di costi da ridurre il più possibile, che di solito derivano dalle indicazioni aziendali (ed in alcuni casi anche da un senso del dovere probabilmente parte ormai di una tara genetica)  ma soprattutto ha in testa una serie di preferenze o micro programmi personali che valgono il giudizio finale sul viaggio.

Forse perché conosciamo  molto bene quali sono le richieste aziendali ed i nostri obiettivi di business e le relative implicazioni sul viaggio in sé quali la vicinanza dell’albergo al cliente, il tempo tra la partenza ed il volo di ritorno, il numero di tratte del volo e le relative attese agli aeroporti, tendiamo a valutare a priori qualunque cosa sia necessario compiere durante la trasferta o in modo positivo o a volte pregiudizialmente negativo. Essendo io tendenzialmente orientato all’essere positivo, includo nel primo caso anche quegli aspetti del tipo “tanto non ne posso fare a meno” che, essendo nella sfera del non influenzabile o del “mi devo rassegnare” dopo vari viaggi diventano una componente indifferente a formare il giudizio finale del viaggio.

londra-travelforbusienssCon queste idee di fondo alcuni mesi fa ho cercato di guardare con maggior consapevolezza ai messaggi “sottili” che hanno accompagnato una trasferta in UK e ho provato a scoprire cosa oltre al lato business in senso stretto poteva aggiungere qualità percepita al viaggio

In questo esperimento metterò il programma iniziale tutto sul lato business (cioè nella parte indifferente ad influenzare la percezione della qualità del viaggio ed inizierò proprio riassumendo le caratteristiche “standard”.

La percezione del viaggio

Attraverso la descrizione di alcuni passaggi chiave che hanno messo in moto emozioni positive o negative cercherò poi di sottolineare gli elementi che in questo caso specifico hanno o avrebbero potuto determinare la percezione finale.

Non parlerò quindi dei micro programmi personali ma solamente delle circostanze non pianificabili e non previste (gli imprevisti/accadimenti) che capitano durante un viaggio di business e determinano stress, rabbia o dall’altro lato energia positiva, divertimento, predisposizione a vedere il rosa piuttosto che il grigio o più semplicemente il “tutto sta filando liscio”.

  1. Si parte …. O meglio, prima ci si sveglia e ci si mette in moto …..

E qui dipende tutto da cosa abbiamo fatto la sera prima e se abbiamo dovuto fare le ore piccole per finire i documenti di lavoro. Trascuro il suonare della sveglia in quanto il suono dovremmo averlo scelto noi, e quindi lo metto tra le cose neutre (bilancio tra il suono in sé ed il fatto che la sveglia inizia a suonare)  ma poi subito dopo:

  1. La stagione ed il tempo: alzarsi con il buio fa un altro effetto che alzarsi con una limpida alba estiva o con il canto degli uccellini in primavera (ebbene si… si sentono ancora, specialmente se si abita fuori citta come il sottoscritto). Pioggia o sole possono già influenzare i primi passi e se gli uccellini vengono sostituiti dai corvi, gazze e cornacchie ormai dilaganti beh… l’effetto non è lo stesso nonostante una predisposizione al rispetto della natura in senso lato
  2. Farsi la barba: e qui mi rendo conto che forse per le donne è diverso o almeno confesso la mia ignoranza su che cosa potrebbe sostituire questo passo nell’altro 50% o più (spero, illudendomi) dei viaggiatori per business. Se tutto fila liscio, di nuovo è un aspetto neutro, ma se solo ci si taglia già si inizia male. I più piccoli tagli sono capaci di produrre macchie decisamente importanti e spesso nonostante i trucchi atavici tipo pezzettino di carta igienica ad assorbire o asciugamani messo tra collo e camicia a protezione del colletto quando si mette la cravatta…. Nel mio caso questa volta tutto ok.
  3. Doccia… per me questo è sempre un momento ristoratore, ma l’acqua calda fa le bizze… Essendo un evento abbastanza raro (l’acqua fredda, non la doccia) do per acquisito che si esca rilassati e bendisposti.
  4. A casa o al bar? L’importante è che ci sia… muoversi a stomaco vuoto non aiuta e l’ossesisone per un caffè può generare inconsciamente uno stress (chiamiamolo così) che inizia a rodere e ad influenzare le cose… E’ la maledizione del caffè che come noi Italiani sappiamo può avere diverse tipologie (macchiata calda o fredda, normale, di orzo, ristretta e lunga…..) per arrivare fino al cappuccino che se ti prende la voglia beh… lo stress aumenta in proporzione….
  5. Viaggio in aeroporto. Diciamo che siamo partiti per tempo e quindi non abbiamo dovuto correre ed abbiamo sufficienti minuti per trovare parcheggio. Chi prende il taxi è avvantaggiato, ma forse sull’umore ha già influito negativamente il budget del viaggio e si sono dovute chiedere autorizzazioni fino al mega super livello 1 che si trova negli Stati Uniti (o almeno il/la sua assistente che ha questi compiti ingrati di respingere le richieste almeno 3 volte prima di approvarle). Al momento del viaggio comunque gi anticorpi allo stress dovrebbero già aver fatto il loro dovere…. Quindi fortunato chi prende il taxi….
  6. Dal parcheggio al gate (… c’è di mezzo il mare, cioè i controlli di sicurezza). Siamo allenati e quindi le distanze non ci preoccupano (e non siamo in ritardo). L’efficienza ha portato a fare il checkin on-line e abbiamo il bagaglio a mano. Meno male se no, in effetti, a parte i cartelli di fast drop delle valigie, spesso ci si trova in coda con tutti quelli che non hanno fatto il checkin on-line. E ci si chiede… ma allora perché? Forse ha a che fare con la riduzione del personale aeroportuale, quindi dei costi e quindi anche se non condivdiamo, capiamo i motivi (business is business). Passiamo i controlli dopo esserci tolti scarpe ecc, ma la cosa che forse da più fastidio, anche come operazione, è l’estrazione del PC dalla borsa. Ma davvero da un’occhiata del personale si può capire se il PC da problemi e perché dentro la borsa lo scanner non poteva “vedere” esattamente cosa c’è dentro il PC? Limiti e misteri della tecnologia…. E questa volta ci siamo ricordati anche di tenere il biglietto d’imbarco a portata di mano senza dimenticarcelo nella giacca o nella borsa che intanto transita sotto lo scaner. Alla richiesta dell’addetto con un sorriso lo presentiamo.  Il gate è raggiunto e l’aereo è in orario (sembra). Quindi si deve solo sperare che l’accesso all’aeromobile (bisogna chiamarla così) sia tramite flinger e che non si debba prendere il pullmann (almeno io non lo sopporto …).

Mi accorgo che in realtà già sono tantissime le cose che possono caratterizzare un viaggio fin dall’inizio …. e non siamo neanche decollati!
La scorta di positività che dobbiamo avere fina dal mattino presto deve quindi essere di tutto rispetto e se riusciamo ad entrare nell’aereo con ancora una riserva, allora il viaggio “comincia” bene. E subito con una buona situazione…. Sull’aereo (speriamo ancora per un bel po’ di tempo) non funziona internet ed i telefonini devono essere messi sulla “modalità aereo”; che bello, ci si può concentrare in tranquillità sulla rifinitura delle presentazioni  e dei documenti o anche rilassarsi a leggere il giornale (con le notizie del giorno prima) o un libro o una rivista (leggere è sempre energeticamente positivo…..).

Il viaggio business decolla

Si decolla… il viaggio è senza sbalzi e le Alpi che si sorvolano sono spettacolari…. E’ bello pensare che esiste ancora un mondo oltre al business… e che forse le montagne ci aspettano nel weekend o per una breve vacanza (beh si … sono un ottimista). Atterraggio perfetto (almeno per me che non ho particolari fobie o preoccupazioni). Flinger … evviva… all’estero capita molto più spesso…. Forse anche questo aumenta il PIL dei Paesi stranieri rispetto al nostro!!!!

  1. Si arriva…. O meglio prima si passano i controlli (ed i passaporti)

E qui cominciamo a capire che forse all’estero non sono tanto migliori di noi italiani…..

A parte alcune regole più chiare e che di solito vengo rispettate. Ed apro una parentesi da mondo globale. Ogni volta che viaggio, mi convinco  che per quasi tutti fuori dall’Italia esiste una “società” mentre da noi esistono “individui”,  ciascuno ben auto-giustificato nelle motivazioni personali (c’è chi dice, ma evidentemente sbagliando, che siano delle scuse) per cui siamo tutti dei casi speciali. Solo su Facebook siamo universalmente bravi, rispettosi di tutto e di tutti e di sani principi, almeno nelle frasi fatte riportate a ripetizione che ci fanno sentire più buoni e più civili … fino alla prova dei fatti che puntualmente arriva quando ci dimentichiamo di quanto appena pubblicato e lo contraddiciamo con commenti al vetriolo e irrispettosi di tutto e di tutti e poi quando passiamo dal virtuale al mondo reale …. E qui beh…. gli “individui” non fanno una gran bella figura…. Chiusa parentesi e scusate lo sfogo del viaggiatore….

Alla prossima puntata con una nuova storia di Guido!

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